LA BANDIERA DELLA PACE: LA SUA STORIA
L’abbiamo vista e la vediamo sventolare dai balconi, dalle finestre, portata in parata come un vessillo nelle manifestazioni contro ogni forma di guerra e a favore dei diritti umani. Sto parlando della bandiera della pace. Ma forse non tutti sanno, se non addirittura molti, che questa bandiera ha origini umbre e la dobbiamo a un grande personaggio del Novecento, un figlio di Perugia: il filosofo Aldo Capitini.
Era il 1961 quando Aldo Capitini, in occasione della Marcia della Pace Perugia – Assisi del 24 settembre, commissiona ad alcune amiche di cucire una bandiera composta da 7 strisce colorate con il viola posto in alto. Da quel momento questa bandiera, che ricorda i colori di un arcobaleno, è stata identificata come la bandiera della pace. La bandiera è conservata a Perugia presso la Biblioteca San Matteo degli Armeni, Centro di documentazione e ricerca, che possiede un patrimonio librario specializzato sui temi della pace, della nonviolenza, dei diritti umani, del dialogo interculturale e interreligioso e del commercio equo e solidale. Vi è ospitata anche la biblioteca del filosofo Aldo Capitini, disponibile grazie alla Fondazione Centro Studi Aldo Capitini.
Pur non avendone contezza, si è diffusa l’idea che l’ispirazione per questa bandiera arrivi dalle bandiere delle marce antinucleari inglesi, a partire da quella di Aldermaston nell’aprile 1958 organizzata dalla CND, Campaign for nuclear desarmement. Talvolta vi è apposto il simbolo della pace, creato dall’artista Gerald Holtom proprio in occasione di questa manifestazione e si ispira alle lettere N e D (che stanno per nuclear disarmament) ma in alfabeto navale.
Le bandiere arcobaleno, strisce di stoffa di vari colori cucite assieme, compaiono per la prima volta negli anni ’50 brandite dai Partigiani della Pace, un movimento pacifista. Sicuramente Capitini ne trasse ispirazione per poi definirne l’aspetto con la banda viola posta nella parte sommitale.
Ma chi era Aldo Capitini?
Soprannominato il Gandhi Italiano, fu un importante intellettuale del Novecento, filosofo, poeta e antifascista, nato e deceduto a Perugia.
Si dedica dapprima a studi tecnici e poi, da autodidatta, agli studi classici. Instancabile lettore, si avvicina al pensiero nonviolento di Gandhi. Si oppone alla violenza del regime fascista con azioni di dimostrazione, come comizi, o rifiutando di prestare servizio militare. Elementi di un’esperienza religiosa, testo pubblicato grazie al contributo di Benedetto Croce, ebbe una grande diffusione e promuove un movimento culturale che, negli anni successivi, cercherà di concretizzare un progetto politico atto a realizzare idee di libertà individuale e di uguaglianza sociale contenute proprio in quel testo. Nasce così nel 1937 il Movimento Liberalsocialista. Nel febbraio 1942 la polizia fascista effettuò una retata durante una riunione del gruppo dirigente liberalsocialista e successivamente Capitini e gli altri partecipanti vennero rinchiusi nel carcere fiorentino delle Murate. Dopo quattro mesi Capitini fu rilasciato grazie alla sua fama di “religioso”. Nel giugno 1942 nasce il Partito d’Azione, la cui dirigenza proviene direttamente dalle file del liberalsocialismo ma Capitini rifiuta di aderire. Per non aver preso parte a nessun partito, Capitini rimase escluso sia dal Comitato di Liberazione Nazionale, sia dalla Costituente, pur avendo contribuito concretamente alla nascita della Repubblica con il suo lavoro culturale, politico, filosofico e religioso in opposizione al fascismo.
Quella a Firenze non fu l’unica detenzione; infatti nel maggio del 1943 Capitini viene nuovamente arrestato e rinchiuso nel carcere di Perugia e poi definitivamente liberato alla caduta del fascismo, il 25 luglio.
Il suo impegno politico non si ferma e da vita al COS, Centro di Orientamento Sociale, uno “spazio nonviolento, ragionante, non menzognero”, come lui stesso lo descrive, un esperimento di democrazia diretta, un ambiente progettuale e politico di libera partecipazione dei cittadini. Il primo è fondato a Perugia, sua città natale, ma presto si sviluppano in molte altre città: Ferrara, Firenze, Bologna, Lucca, Arezzo, Ancona, Assisi, Gubbio, Foligno, Teramo, Napoli e molte altre.
La domenica del 24 settembre 1961 Capitini organizza la prima marcia per la pace e la fratellanza dei popoli in cui sfilò la bandiera di cui abbiamo parlato e che vediamo nell’immagine. Si trattò di un corteo nonviolento che partendo da Perugia raggiunse Assisi. Non fu un episodio isolato e la manifestazione viene organizzata tutt’oggi da associazioni e movimenti pacifisti.
La bandiera della pace di Aldo Capitini, esposta nella biblioteca di San Matteo degli Armeni (Perugia)
Dedicò la sua intera vita a divulgare la nonviolenza e tra l’affetto dei suoi amici si spense il 19 ottobre 1968 a seguito di un intervento.
Aldo Capitini non è un personaggio legato alla storia locale, è uno dei padri della nostra Repubblica e tra i maggiori intellettuali italiani del secolo scorso. E’ stato un visionario, un profetico e un fautore dei movimenti per la tutela dei diritti umani e della nonviolenza capendone, temendo, la piega che la società moderna avrebbe preso dal secondo dopoguerra.
Credo che le parole di commiato rilasciate da Pietro Nenni in occasione della sua morte sintetizzino perfettamente l’impatto che ha avuto sulla società, allora e oggi:
“È morto il prof. Aldo Capitini. Era una eccezionale figura di studioso. Fautore della nonviolenza, era disponibile per ogni causa di libertà e di giustizia. (…) Mi dice Pietro Longo che a Perugia era isolato e considerato stravagante. C’è sempre una punta di stravaganza ad andare contro corrente, e Aldo Capitini era andato contro corrente all’epoca del fascismo e nuovamente nell’epoca post-fascista. Forse troppo per una sola vita umana, ma bello”.
Per approfondire la straordinaria figura di Aldo Capitini, riporto di seguito alcuni testi di cui consiglio la lettura:
- Francesco di Maria, Tra religiosità laica e laicità cattolica. Attraverso il pensiero di Aldo Capitini, Rimini, Libri dell’Arco, 2022
- Aldo Capitini (a cura di Lanfranco Binni e Marcelo Rossi), Numero speciale di “Il Ponte” n.4, luglio-agosto 2018.
- N. Bobbio, Il pensiero di Aldo Capitini, Roma 2011.
- Caterina Foppa Pedretti, Spirito profetico ed educazione in Aldo Capitini. Prospettive filosofiche, religiose e pedagogiche del post-umanesimo e della compresenza, Milano, Vita e Pensiero, 2005.
- Massimo Pomi, Al servizio dell’impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Firenze, La Nuova Italia, 2005.
- Tutta la produzione letteraria di Aldo Capitini.