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DIFFERENZIAMOCI: INCONTRO DIBATTITO ORGANIZZATO DA LUCA MALOSSI SUL TEMA RIFIUTI

La possibile rimonta di Luca Malossi alla carica di Sindaco di Giano dell’Umbria prosegue con una strategia ben precisa: raccontare cosa secondo lui e la sua squadra non ha funzionato in questi cinque anni di guida Petruccioli, inserire le questioni locali nel contesto generale e nelle mancanze complessive del sistema Umbro, mantenere i toni bassi senza acuire le polemiche e fare leva solamente sulla propria visione di sviluppo del territorio. Garbo politico e istituzionale che a mio avviso non vuol dire mancanza di coraggio e personalità, al contrario significa consapevolezza delle proprie idee.

In questo contesto si inserisce il dibattito “DIFFERENZIAMOCI” tenutosi a Bastardo lunedi scorso sul tema dei rifiuti. Un segnale di riapertura di dialogo con la cittadinanza, differenza fondamentale con la controparte che ha in questi cinque anni imposto le proprie scelte senza nessuna forma di dialogo con i territorio.
A partecipare oltre ai Candidati Consiglieri hanno aderito il Vice Sindaco di Spoleto Stefano Lisci e Daniela Riganelli insegnante part time e consulente d’azienda nel settore dei rifiuti, membro del direttivo regionale di Legambiente ed ex consigliere di Vus spa.
Malossi ha introdotto la serata ribadendo che fin dall’inizio la sua lista ha parlato di molti temi ma che è consapevole che la futura azione amministrativa dovrà affrontare le emergenze sanità e rifiuti.
La sanità è di ambito Regionale ed è innegabile il disastro, malgrado ciò spazi di discussione ed azione ci sarebbero anche per i comuni, basta pensare al centro di salute e al conseguente accordo tra ente e Usl sui servizi.
La gestione dei rifiuti è per Malossi il secondo emblema del fallimento, e se in passato indolore non è stato il passaggio da Sia a Vus, scelta obbligata dalla riorganizzazione regionale degli ambiti, il problema è anche frutto delle scelte fatte dalla destra locale e regionale: a Giano, così come in molti altri comuni dell’area, si è assistito ad un quinquennio di aumenti dei costi per i cittadini accompagnato da una diminuzione di raccolta differenziata (dal 76% Giano è crollato al 63%)e dall’aumento dei costi di spazzamento e pulizia (arrivato a 50.900€ anno) per un servizio che in pratica non viene effettuato.
Malossi afferma che è ora di ripensare e rivedere il ventennale sistema di raccolta dei rifiuti poker, un investimento necessario per iniziare una nuova fase di raccolta differenziata di qualità, un modo per creare una vera filiera del recupero. In quest’ottica la scelta di chiudere il ciclo dei rifiuti con un termovalorizzatore fatto dalla Regione, oltre che un potenziale pericolo per il territorio poiché ancora non è possibile escludere con certezza l’ex sito della Enel Pietro Vannucci come luogo in cui costruire il nuovo impianto, incrementa la necessità di avere “rifiuti da bruciare” rischiando di rallentare il processo di miglioramento della differenziazione. A ciò aggiunge che i continui aumenti di questi anni potrebbero essere in parte limitati almeno per le fasce più deboli con un sistema progressivo di tariffazione, opportunità che la legge consente ma mai messa in campo a Giano dell’Umbria.
Daniela Riganelli malgrado i molti impegni è contenta di partecipa a questo incontro anche e soprattutto per raccontare e condividere la sua esperienza in Vus come membro in CDA, esperienza condivisa proprio con l’attuale Sindaco Petruccioli che allora era rappresentante dei piccoli comuni.
La Riganelli afferma che a fronte di una chiamata fatta in Vus non per appartenenza politica ma per competenze, oltre a definirsi la “mondezzara” di Legambiente Umbria offre consulenze in quest’ambito a molte aziende, la sua cacciata insieme a quella di tutto il consiglio di amministrazione decisa da Zuccherini e avallata dai sindaci di destra è avvenuta per incompatibilità politica. Decisione che occorre ricordare è stata oggetto di una controversia giudiziaria che ha condannato i Sindaci per danno erariale.
La Riganelli è amareggiata soprattutto perché il lavoro quasi ultimato su un nuovo sistema di raccolta differenziata fatto per tutti i Comuni è stato praticamente gettato nel cestino. Il lavoro del vecchio CDA buttato per lasciare spazio ad uno pseudo piano industriale che assomiglia più ad una riorganizzazione dell’azienda tutta finanziata con i soldi dei cittadini.
La mancanza di una governance politica all’altezza, l’incapacità da parte della politica di indirizzare le scelte spiega perché ora che ci sono figure tecniche e professionali importanti all’interno della partecipata pubblica, ora che gli operai sono stati assunti il servizio e la società ancora non funziona.
La Riganelli con onestà afferma che Vus in passato è stata un azienda anche mal gestita, non tutto andava bene ma rivendica l’aver dato il via insieme al penultimo cda ad un inversione di tendenza: aver messo in servizio il Biodigestore che produce gas dai rifiuti organici e per lei un vanto, spiega inoltre che il problema grosso del nostro ambito non è solo la percentuale di raccolta differenziata che a Nocera, in Valnerina e a Montefalco è da sempre a livelli imbarazzanti ma soprattutto la pessima qualità: basta pensare che l’organico raccolto a Giano è per 8/9% materiale non compostabile e quindi destinato a finire in discarica. E a proposito del conferimento dei rifiuti indifferenziati un problema dell’aumento tariffario è dato anche dal fatto che, a fronte di 20/30 euro a t di alcuni anni fa oggi il prezzo è schizzato a 180€ a t richiesti da Acea per la discarica di Orvieto. Sul nuovo piano di gestione dei rifiuti fortemente voluti dalla regione la discussione si incentra non dal dire “Inceneritore no a prescindere”, il problema è che il piano non sia ambizioso e non punti a raggiungere livelli di differenziazione e riutilizzo importanti.
Si è deciso di investire sulla termovalorizzazione piuttosto che sull’efficientamento della raccolta differenziata e sul recupero. Oggi in Umbria si buttano in discarica 200.000 t di rifiuti all’anno, l’inceneritore per essere economicamente sostenibile ha bisogno di circa 160.000 t, una raccolta differenziata ai livelli di regioni virtuose come quelle del Nord est o dell’Emilia ridurrebbe la quantità di secco residuo a soli 59.000t. in sostanza i dati certificano che incenerire i rifiuti significa frenare la differenziata, pagare una tassa per la produzione di CO2 e fare l’investimento senza poter accedere a nessuna forma di finanziamento europeo. Siamo convinti che l’Umbria e Giano con la destra al potere stiano percorrendo la strada giusta?