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ELEZIONI EUROPEE ED AMMINISTRATIVE: TUTTI I DATI DA BRUXELLES A GUALDO CATTANEO

Bangladesh, Brasile, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Unito sono otto dei dieci paesi più popolosi del mondo che nel 2024 sono andati o andranno alle urne per eleggere in maniera più o meno democratica e libera i propri rappresentanti. Anche l’unione Europea come ben sappiamo ha chiamato alle urne i suoi quasi 359 milioni di elettori. A questi colossi si aggiungono ulteriori 16 paesi in Africa, 12 in Asia, 11 in America e 4 in Australia. Aggiungendo molte elezioni territoriali e locali l’Economist alla fine dello scorso anno stimava intorno a quattro miliardi di persone gli elettori che esprimendo il proprio voto disegneranno la mappa del potere nel mondo. Questo il contesto globale in cui anche gli abitanti di Gualdo Cattaneo, 3.316 votanti hanno eletto il Sindaco e il Consiglio Comunale.
Siamo sinceri alla luce dei numeri dell’anno elettorale della storia quello che è successo da noi conta meno di niente ma malgrado ciò qualche considerazione politica sui numeri possiamo comunque farla.

Il primo dato che dobbiamo analizzare è certamente quello dell’affluenza: in Europa la media è stata del 51,05%, in Italia è il 48,3% (nelle prime elezioni del parlamento Europeo del 1979 l’affluenza fu del 85.65%). Essere scesi sotto la soglia psicologica di metà degli aventi diritto invece di spingere ad una discussione collettiva su quanto le democrazie occidentali siano in salute, porta al massimo ad una veloce battuta ai cronisti, del resto molti dicono se non voti di che ti vuoi lamentare? Sul fatto poi che spesso a non votare siano i delusi e i traditi della classe politica, i più poveri, le persone ai margini, i dimenticati, quelli che vivono nelle grandi periferie o nelle zone depresse del paese, coloro ai quali la vita non cambia mai qualunque sia il risultato elettorale non porta a nessuna considerazione. Il dato dell’Umbria 71,49% e di Gualdo Cattaneo 72.2% sull’affluenza seppur leggermente in calo sorprende positivamente chi, come il sottoscritto, si aspettava un tracollo.

Le elezioni Europee ci consegnano una situazione in cui i popolari, pur perdendo voti restano maggioranza (188 seggi), i socialisti e democratici (136 seggi), le forze di sinistra (46 seggi) e verdi (53 seggi) reggono; anche i riformisti moderati di Renew Europe (77 seggi) avranno un ruolo importante. I conservatori (Ecr) guidati dalla Presidente del Consiglio Italiano Meloni ( 78 seggi) vanno bene ma non sfondano, lo stesso vale per sovranisti (25 seggi) e Patrioti (84). L’ondata nera non conquista una maggioranza in grado di modificare i rapporti di forza, il continente è spostato a Destra ma i post fascisti non vincono come parecchi temevano. Ora la farraginosa burocrazia europea troverà una quadra e al di là di destra o sinistra, sovranisti o europeisti, i veri interessi quelli del mercato e del capitale saranno salvi.

 

A livello Nazionale la Destra canta vittoria con il 47.42% dei consensi (Fratelli D’Italia 28.81, Forza Italia 9.61, Lega 9), in aumento di quasi sei punti rispetto alle politiche: quello che può sembrare un eclatante risultato e un rafforzamento della Meloni può destare qualche preoccupazione se si considera che alle Europee del 2019 i partiti di destra avevano raccolto il 49.58% dei consensi.
Dall’altro lato, a sinistra c’è chi piange e c’è chi ride: il peggior risultato lo ha ottenuto il M5S di Conte che con il 9.99% (17,07 nel 2019) dovrà aprire una discussione su come radicarsi e organizzarsi nei territori e soprattutto su cosa vuole fare da grande. Vincitori sicuramente i fa utori dell’Alleanza Verdi e Sinistra che ottiene il 6,71% (1.74 e 2.29% nel 2019): le istanze ecologiste e il caso Salis hanno fatto breccia tra gli elettori, specialmente i più giovani (tra gli studenti fuori sede ottiene addirittura il 40,35%). Il Pd arriva al 24.09% di voti, una grande crescita rispetto al 2019 (22.69%) e al tracollo delle politiche anche se, la bassa affluenza sembra averlo un po’ favorito. Malgrado i Giornali di destra rilancino continuamente il pericolo Comunista, sono spariti in Italia i partiti d’ispirazione marxista, nemmeno una falce e martello era infatti presente quest’anno nella scheda elettorale.


In Umbria i dati fanno accendere qualche campanello d’allarme al centrodestra in vista delle elezioni regionali che si terranno tra pochi mesi: alle europee la coalizione di destra raggiunge il 47.82% dei voti (Fratelli D’Italia 32.62%, Forza Italia 8.38%, Lega 6.83% (nel 2019 era al 51.18%) ma le forze progressiste sembrano in ripresa. Il Partito Democratico raggiunge il 26,38% (23.98% nel 2019), Movimento 5 Stelle 8.87% (14.63%nel 2019), Alleanza Verdi e Sinistra 5.71% (1.75% – 2.10% nel 2019), Pace terra e dignità 2.37% e le forze centriste il 5.58%.


Se a ciò aggiungiamo una certa insofferenza nei confronti delle amministrazioni di destra che si è concretizza nei centri maggiori quali Bastia, Marsciano, Castiglion del Lago e soprattutto Perugia è chiaro che, il “Patto Avanti”, può sicuramente ambire a riconquistare il governo della regione; imprescindibile sarà il giusto o la giusta candidata, una figura in grado di riaccendere entusiasmo e passione allo sconfortato popolo della sinistra, proprio come è riuscita a fare Vittoria Ferdinandi nel Capoluogo.
Nei Comuni sotto ai quindicimila abitanti la tendenza è stata quella di confermare i sindaci uscenti e la destra ha il vento in poppa se si esclude qualche eccezione tipo Montefalco e Collazzone. Come spesso accade i centri minori e le campagne sono meno reattivi al cambiamento e, la fotografia che spesso esce dalle urne è quello di una popolazione condizionabile dalla propaganda di governo sia locale che nazionale e affascinata ed attaccata al “politico” gestore del potere di turno. A questo aggiungiamo una popolazione sempre più anziana, un po’ chiusa mentalmente e tendenzialmente più conservatrice. Naturalmente tutto cio è amplificata dall’incapacità della sinistra di creare una proposta alternativa credibile. Come ha affermato il Prof. Renato Covino su Micropolis “la sonnolenza che si registra in gran parte della Regione, la crisi delle aree interne, le dinamiche culturali che tendono ad orientarsi verso le città di riferimento, penalizzano i processi di formazione delle classi dirigenti locali e la competizione tra ipotesi di gestione diversa dei municipi”. Un’analisi che fotografa perfettamente la situazione Gualdese.

Le forze di destra raggiungono a Gualdo Cattaneo alle europee il 61.35%, (Fratelli d’Italia 40.31%; Forza Italia 12.38%; Lega 8.66%). Da notare rispetto al 2019 la leggera crescita globale (60.45%) con il travaso di voti dalla lega di Salvini (45.99%) a Fratelli D’Italia (6.38%). Nostante il passaggio a miglior vita di Berlusconi cresce notevolmente Forza Italia: il 12.38% dei Gualdesi ha votato un morto, merito probabilmente del lavoro fatto dal Sindaco che oltre ad amministrare cercherà verosimilmente di farsi largo dentro al suo partito per eventuali ruoli futuri. La Sinistra a Gualdo va male con un misero 32,75% complessivo, ampiamente al disotto dell’andamento Regionale: PD 21,77% (18,55 nel 2019), M5S 7,66% (12,97 nel 2019), verdi e sinistra 3,02% ( 1,87 e 0,86 nel 2019). La sinistra “radicale” è sparita e i centristi raggiungono solo il 3,15%. Oltre alle dinamiche nazionali anche la perdita del potere e l’inconsistenza di azione politica territoriale dei partiti di quest’area pesano nel risultato.

Le cose sono rimaste nel solco della continuità anche a livello di elezioni amministrative e probabilmente non poteva finire diversamente vista l’alternativa raffazzonata e confusa di Idea Civica: Valentini ha stravinto ottenendo 2.262 voti (71.04%) e la lista di Santini ha raggiunto solamente 922 preferenze (28.96%). Il più grande successo da quando c’è l’elezione diretta del Sindaco. Sono stati definitivamente sconfessato tutti gli pseudo “Cacicchetti”, “Signorotti” e “Galoppini” locali che pensavano di poter transitare dalla falce e martello alla destra passando per il centro portandosi i voti a tracolla. Finito il potere finito il consenso.


Al netto della vittoria impressionante è stata la capacita dei candidati di entrambe le liste ed in particolare della destra di prendere preferenze. Segnale di una forte personalizzazione delle competizione elettorale, del resto in un contesto piccolo le parentele, gli interessi e le amicizie contano aimè ancora più delle idee che si propongono. Gli eletti sono stati in grado di far scrivere il proprio nome per centinaia di volte: Brunelli 557, Annibali 482, Carletti 421, Tagliavento 341, Cerquiglini 315, Gervasi 246, Santirosi 224, Boni 211; per Idea Civica De Luca 165, Pensi 158, Bordoni 123.


In questo quadro i vincitori sono certamente Brunelli che ha infatti riscosso l’assessorato pesante dei lavori pubblici e la gestione del personale; la Annibali, arrivata seconda e confermata vice sindaco; la neo assessore Carletti sempre in grado di compattare il suo elettorato nel momento delle preferenze. Un po’ di delusione c’è per il risultato di Gervasi che si blinda nel fortino Pozzo, ma non sfonda nelle altre sezioni malgrado la visibilità avuta dai cinque anni di assessorato ai lavori pubblici. Deludente la prova di Malacchi: da Consigliere con delega alla protezione civile durante il Covid, in rampa di lancio come potenziale assessore, si ritrova non eletto. Cerquiglini è stato sorprendente ed in grado di uscire dalle mura del Capoluogo andando a prendere tante preferenze in giro grazie anche alla capacità di siglare qualche accordo con candidate donne di altre sezioni; ottimo il risultato dell’avvocato Tagliavento, il cui marito cavatore e calciatore le scorse elezioni era candidato dall’altro lato della barricata. Boni malgrado si sia salvato per il rotto della cuffia avrà il ruolo politico ed istituzionale di Presidente del Consiglio Comunale. Per la lista Santini la magra consolazione di essere vincitori tra gli sconfitti tocca a De Luca e Pensi, cognomi pesanti e influenti. Sorprendente e di buon auspicio la giovane Bordoni. Da valutare quanto Santini, digiuno di politica, saprà guidarli all’opposizione.

Guy-Ernest Debord filosofo, sociologo, scrittore e cineasta definiva il modello si produzione capitalistico ed i rapporti sociali conseguenti come “La società dello spettacolo”: tra maggio e giugno abbiamo assistito alla brutta copia di un grande show per un piccolo evento.   […]È permesso manifestarsi proprio per il fatto di non essere[…] scriveva Debord, la tornata elettorale a Gualdo si è manifestata e i numeri sono indiscutibili, tutto ciò cambierà le sorti dei cittadini o sarà l’ennesimo non essere?

 

 

I dati elettorali sono tratti dal sito https://elezioni.interno.gov.it/ e Affluenza | Risultati delle elezioni europee 2024 | Parlamento europeo (europa.eu)