1

FINO ALL’ULTIMO RESPIRO

20 febbraio 2020 – A Codogno viene scoperto il “paziente 1”.

23 febbraio 2020 – Scatta la zona rossa nei 10 comuni del lodigiano.

27 febbraio 2020 – Giuseppe Sala, Sindaco di Milano, sui suoi profili social lancia la campagna “Milano non si ferma” mentre Regione Lombardia e Governo si rimpallano la patata bollente dell’istituzione della zona rossa nella Bergamasca.

7 marzo 2020 – I casi attestati di Covid-19 in Lombardia sono 3.420 sui circa 5.000 dell’Italia.

8 marzo 2020 – In Umbria si vota alle elezioni suppletive del Senato nel Collegio Uninominale 02, tra incertezza, lecita preoccupazione ed esposizione al rischio di contagio del personale dei seggi, barcamenandosi nell’incognito pur di garantire il diritto al voto.

Nello stesso giorno il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte firma un nuovo Dpcm che prevede ulteriori misure di contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica su tutto il territorio nazionale. Nell’articolo 1 si specifica la creazione di una zona arancione che comprende il territorio della Lombardia e di altre 14 province tra Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Marche; 16,7 milioni di persone coinvolte. Per quest’area è prevista l’attuazione di una serie di misure rafforzate di contenimento dell’infezione.

La miccia che fa esplodere la bomba è la delibera regionale n. 9 dell’8 marzo con cui la Regione Lombardia, per ridurre la pressione sugli ospedali, per liberare posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva, predispone e incoraggia il trasferimento dei pazienti post acuti dagli ospedali alle RSA (che dovevano rispettare certi requisiti come assistenza medica e infermieristica h24, garantire l’ossigenoterapia e la capacità di effettuare analisi di laboratorio e radiografie). Pazienti ricoverati negli ospedali, inclusi quelli ancora positivi, possono essere trasferiti nelle RSA. A poco sono serviti i reparti separati e le protezioni, spesso inadeguate, con l’esposizione al rischio anche del personale sanitario non solo degli altri pazienti presenti nelle strutture.

9 marzo 2020 – Attraverso un decreto firmato dal Presidente del Consiglio Conte, si istituisce il primo lockdown nazionale in Europa. Le misure adottate il giorno precedente per la Lombardia e il resto della zona arancione sono così estese a tutto il territorio nazionale. Le misure non prevedono le restrizioni della futura zona rossa, assai più stringenti, e si teme un aumento dei contagi. La differenza sta principalmente nella chiusura o meno di alcune attività produttive e lavorative.

Inizia così un evento che non tarderà a comparire nei libri di storia. Un virus che ha cambiato le nostre abitudini per un lungo periodo, che ha cambiato le vite di tutti noi nel profondo, che ci ha fatto vivere nell’incertezza e nella paura. Nuove parole, o termini mutuati da ambiti diversi, sono entrati nel nostro quotidiano: Dpcm, lockdown, autocertificazione, zona rossa, zona arancione, zona gialla (per i più fortunati), igienizzante, mascherine, FFP2, smartworking, distanziamento, DAD, asintomatico, positivo, negativo, DPI, drive through, hotspot, quarantena, isolamento, negazionisti, saturimetro, tampone molecolare, test antigenico, test sierologico, USCA, coprifuoco, pandemia, immunità.

Come in un videogioco diventato realtà, in una situazione surreale, affacciati dalle nostre finestre vedevamo un mondo sempre uguale a se stesso, come rimasto intatto. Eravamo noi ad essere diversi. Il linguaggio bellico usato contro il nemico invisibile: combattere e sconfiggere. Il silenzio di strade deserte interrotto solo talvolta da qualche macchina o ambulanza. Con il fiato sospeso ascoltavamo i comunicati stampa del Presidente del Consiglio al grido di speranza “Ce la faremo!”.

Promettevamo persino di uscirne persone migliori.

Sono passati 3 anni e in qualche modo siamo andati avanti. Portiamo con noi i brutti ricordi, il lutto per le perdite e quel senso di angoscia che probabilmente non ci abbandonerà più, così come le immagini strazianti che quotidianamente e ad ogni ora, giorno e notte, passavano in TV.

Casi accertati in Italia dall’inizio della pandemia: 25.603.510.

Decessi: 188.322.

Casi totali accertati in Umbria dall’inizio della pandemia: 438.301.

Decessi in Umbria: 2.449.

Ad oggi il Tribunale dei Ministri archivia le posizioni di ex Ministri precedentemente indagati dalla Procura di Bergamo in merito all’inchiesta Covid, a seguito delle denunce presentate da associazioni dei familiari delle vittime, da consumatori e da alcuni sindacati per la gestione delle prime fasi della pandemia, mentre si apre a Roma un nuovo filone di indagini.

Si trattava di una situazione nuova, repentina e incerta per tutti, compreso per chi governa e amministra, per cui probabilmente non sapremo mai se si è fatto davvero tutto il possibile; probabilmente si è fatto tutto quello che si poteva fare, che si sapeva fare.