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IL VOTO È LA NOSTRA RIVOLTA

Otto e nove giugno anche a Gualdo Cattaneo, come nel resto d’Italia, si andrà alle urne. Ai più la cosa creerà qualche perplessità, il dibattito pubblico e l’informazione non sta dando spazio e rilievo alla notizia e ai temi su cui noi cittadini direttamente decideremo, ma è ormai ufficiale la data in cui saranno sottoposti all’attenzione degli elettori i quattro referendum sul lavoro proposti dalla CGIL e quello sulla cittadinanza. Ma di cosa si tratta?

Il primo quesito punta alla cancellazione del Job Act, la riforma del lavoro voluta dall’allora Presidente del Consiglio Renzi che sancì lo strappo definitivo tra il PD e il mondo del lavoro. Oggi tutte le persone assunte dopo il 7 marzo 2015 non hanno il diritto alla reintegra sul posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, in estrema sintes il famoso Art. 18 dello statuto dei lavoratori. Con l’abolizione della norma si tornerà ad un sistema senza disparità in cui dal giorno dopo tre milioni e cinquecentomila lavoratori saranno tutelati dalla legge in caso di licenziamento ingiustificato e illegittimo.

Il secondo quesito coinvolge circa tre milioni e cinquecentomila lavoratori occupati nelle imprese con meno di 16 addetti, la spina dorsale del sistema produttivo italiano. Ad oggi in caso di licenziamento illegittimo un lavoratore può ottenere massimo sei mensilità di risarcimento. Abrogando questa norma il lavoratore avrà diritto ad un indennizzo che verrà calcolato in base alla capacità economica dell’azienda e alle condizioni del lavoratore (età, anzianità di servizio, carichi familiari).

Il terzo quesito punta a porre un freno alla precarietà: oggi in Italia due milioni e trecentomila persone hanno un contratto a tempo determinato che con l’attuale sistema può essere instaurato fino a dodici mesi senza nessun limite o motivo. L’abrogazione di questa libertà farà tornare il contratto a tempo indeterminato come la modalità principale di assunzione.

Il quarto quesito riguarda il tema della sicurezza sul lavoro: ogni giorno leggiamo e sentiamo di infortuni sul lavoro che provocano morte e dolore, parliamo di cinquecentomila denunce e più di mille decessi all’anno. Ad oggi se uno di questi incidenti avviene nella catena degli appalti il committente principale non ha alcuna responsabilità: con il referendum si abrogherebbero le norme che impediscono di estendere questa responsabilità all’impresa committente responsabilizzandola e rendendo meno conveniente il ricorso all’appalto e sub appalto selvaggio in cui spesso si risparmia sulle condizioni salariali e di sicurezza dei lavoratori.

L’ultimo quesito riguarda il diritto alla cittadinanza: la riuscita del referendum ridurrebbe da dieci a cinque gli anni di residenza legale necessari per la richiesta di cittadinanza italiana che verrebbe estesa anche ai figli minori. Si tratta di una norma che allinea l’Italia ai paesi europei e che permetterebbe a due milioni e mezzo di persone di origine straniera che vivono, lavorano e contribuiscono alla crescita del nostro paese, cittadini a tutti gli effetti italiani, di vedersi riconoscere il diritto di fare parte della nostra comunità nazionale e di non essere discriminati.

La Camera del lavoro di Perugia ha deciso di dividere la provincia in varie zone e a Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria, Montefalco, Bevagna e Massa Martana verrà creato un comitato territoriale per affrontare la campagna elettorale. L’apatia e la scarsa partecipazione al dibattito pubblico (qui) rende il lavoro complesso ma questa potrebbe essere l’occasione per ricostruire un centro sinistra frantumato. Le opposizioni consiliari, il sindacato, i partiti, le associazioni e i singoli cittadini hanno la possibilità di contrastare la retorica della destra cambiando le leggi sbagliate di questo paese. Provare a spezzare l’isolamento mediatico, costruire dal basso l’opposizione ai governi nazionali e locali della destra partendo dai diritti del mondo del lavoro è una grande occasione. Tante volte abbiamo la sensazione che andare a votare sia inutile perché purtroppo molto spesso nulla cambia. Questa volta il voto cambierà immediatamente la condizione di vita di milioni di italiani e se IL VOTO È LA NOSTRA RIVOLTA, siamo pronti ad andare alle urne per cambiare il paese?