La prima paura dei boss è per la roba
“Ora tocca a noi” queste le parole dette da La Torre al suo amico senatore Emanuele Macaluso il 12 Aprile 1982. Il 13 settembre 1982 il Parlamento approvò la legge n° 646 che inseriva nel Codice Penale l’articolo 416-bis, il quale introduceva il reato associativo di tipo mafioso e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali. Il testo normativo traeva origine dalla proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980, che aveva come primo firmatario l’on. Pio La Torre, deputato del PCI, ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche due giovani magistrati della Procura di Palermo: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La Torre non poté votare l’approvazione della sua stessa proposta di legge, insieme ai suoi colleghi, perché verrà ucciso il 30 Aprile di quell’ anno in un agguato in cui morì anche Rosario Di Salvo, amico e compagno, che in quel momento era il suo autista.
La legge è comunemente conosciuta come legge Rognoni -La Torre (dal nome del dirigente comunista e quello del Ministro dell’Interno dell’epoca).Una legge rivoluzionaria. Uno dei più importanti strumenti alla lotta al crimine organizzato di stampo mafioso, questo perché prevede “la possibilità di sequestrare e confiscare i beni, anche solo sulla base di un giudizio di pericolosità sociale, senza che prima sia intervenuta una sentenza penale di condanna“.
A trent’anni dalle stragi nel nostro Paese è in corso una vera e propria campagna demolitoria della legislazione antimafia.
È infatti nuovamente approdato in Parlamento da parte di Forza Italia, come Ddl n°2334 la proposta di modifica a questa legge, modifica tanto desiderata da Riina. Il partito azzurro, il 26 aprile 2021, aveva già presentato una simile proposta (alcune parti sono infatti identiche). La sostanza è sempre la stessa: modificare le regole delle misure preventive, rendendo più difficili sequestri e confische per chi finisce in inchieste per reati di mafia. In Italia non c’è giorno che passi in cui non vengano effettuate delle misure di prevenzione patrimoniali in forza della legge Rognoni- La Torre. Ove dovesse diventare legge con questa proposta si vanificherebbe l’assetto normativo vigente delle misure di prevenzione patrimoniale, privando così la magistratura di questo strumento importantissimo.
Il concetto del disegno di legge è quello di definire confische e sequestri come misure penali e non più amministrative. Ne consegue che le misure di confisca e sequestro seguiranno i tempi del processo penale: quindi tempi lunghi, a meno che non intervenga la tagliola dell’improcedibilità introdotta dalla Riforma Cartabia o della vecchia prescrizione (ex Cirelli), voluta, anche in questo caso, da Forza Italia. Gli esiti, quindi, sono facilmente intuibili: le confische e i sequestri diventeranno quasi impossibili da attuare poiché potranno essere attuate solo in caso di condanna definitiva e non più, come funziona oggi, anche in caso di assoluzione durante il processo. Un quadro decisamente a favore della cosiddetta criminalità “alta”, di quella borghesia mafiosa in grado, in forza delle proprie risorse economiche, di allungare i tempi processuali quel tanto che basta per eludere la giustizia.
Si sta lentamente procedendo, quindi, verso un sostanziale svuotamento della Rognoni – La Torre e ad un salvataggio dei capitali della mafia. Nello specifico con la proposta degli azzurri vengono modificati “i soggetti destinatari delle misure di prevenzione”. Nell’attuale Codice, le misure si applicano “agli indiziati di appartenere alle associazioni di cui all’articolo 416-bis del codice penale”, ovvero le associazioni mafiose. Per Forza Italia non basta la generica “appartenenza” alle associazioni, si deve essere “indiziati del reato di cui all’articolo 416 bis del codice penale” e gli indizi a carico della persona devono essere “gravi, precisi e concordanti”. Inoltre, le disposizioni del disegno di legge “si applicano anche ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge”: questo significa che le modifiche potrebbero molto probabilmente riguardare anche il procedimento per confisca di beni a carico di Marcello Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa (pena scontata) e attualmente indagato per le stragi nel continente dalla Procura di Firenze.
Ora sta per essere tutto vanificato. Letteralmente uno schiaffo per Pio La Torre, Rosario Di Salvo, il prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo con il cui sangue questa legge fu scritta (solo dopo questa duplice tragedia il legislatore approvò la legge Rognoni-La Torre).
Totò Riina è stato il primo ad abbandonare la segretezza, a non utilizzare il metodo sopraffine e raffinato del piegare e cercare il consenso con la collaborazione, ma ha messo le bombe e quelle fanno rumore. Ha utilizzato la tecnica delle stragi ed è lì che lo Stato si è mosso, perché la mafia si è mossa alla luce. Ma la mafia di oggi è tornata ad essere quella di una volta, si muove nell’ombra, la sua forza oggi non è nello sparare ma nel cambiare la testa delle persone, se non spara vuol dire che i consensi li ha trovati ce lo ha dimostrato Messina Denaro che è riuscito ad essere un latitante nel nostro paese per più di 30 anni e questo perché ci sono state tante persone disposte ad aiutarlo.
I consensi e i possedimenti (“la roba”) sono tutto ciò che serve alle organizzazioni mafiose per potersi radicare e sviluppare. Per questo l’articolo 416 bis è l’unico strumento in mano ai magistrati.
Come sottolineò lo stesso Pio La Torre nella relazione di minoranza della commissione antimafia da lui firmata, quando si parla di mafia non si può parlare solo dell’organizzazione criminale poiché “la mafia sorge e ricerca subito i suoi collegamenti con i pubblici poteri della nuova società nazionale, e i pubblici poteri accettano, a loro volta, di avere collegamenti con la mafia, per scambiarsi reciproci servizi”. Questo sistema criminale nel corso del tempo ha voluto, promosso ed ordinato anche delitti eccellenti e stragi – come quelle di Capaci e di Via d’Amelio – per garantire la sua stessa esistenza, servendosi anche di consistenti capitali illeciti. Da qui la necessità di una normativa che riuscisse a togliere la ricchezza alle mafie privandole della loro forza economica, che è già in sé pericolosa perché inquina il sistema economico annientando la libera concorrenza.
In tale scenario sarebbe auspicabile che le leggi antimafia venissero potenziate ed aggiornate alla realtà criminale odierna, invece stiamo silenziosamente tornando indietro. Cosi facendo lasceremo sempre più spazio alla mafia. Dopo la nuova legge sugli appalti ora questa proposta rappresenta un vero via libera alle mafie e un affronto per tutte le persone che sono morte per evitare proprio che questo potesse accadere.
Nel frattempo, anche Berlusconi sarà iscritto al Famedio di Milano. Per la commissione del Comune di Milano un condannato in via definitiva per frode fiscale è considerato degno di stare tra “cittadini illustri e benemeriti” del calibro di Alessandro Manzoni. La morale qual è? Gli onesti sono dei fessi e la morte cancella qualsiasi cosa. Anche il fatto di aver co-fondato un partito con un condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa per il tramite del quale dal 1974 al 1992 si è pagata Cosa Nostra con centinaia di milioni di lire al mese. La proposta di Forza Italia è passata col voto determinante del centrosinistra e del partito democratico, che dire complimenti a tutti!
Nessun altro paese al mondo riconosce come reato l’associazione mafiosa, siamo il Paese della mafia ma anche quello della lotta contro la mafia, nessun altro ha gli organi e la legislazione di prevenzione che ha l’Italia. Dopo tutto quello che abbiamo visto accadere, vogliamo davvero rinunciarvi così? Per cosa? Per chi?
- In copertina la prima pagina dell’Unità che annuncia l’attentato a Pio La Torre, precursore della legislazione antimafia, 1 maggio 1982.