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REDDITO DI CITTADINANZA, TRA PROPAGANDA E MISTIFICAZIONE

Il mese che ai tempi dei romani era quello delle feriae augusti, per quest’anno è scandito da una campagna elettorale, inedita per il periodo ma uguale a tante altre: si tessono alleanze, si compongono le liste soprattutto con un occhio di riguardo alla spartizione dei “seggi sicuri”, si parla poco e male di programmi. Uno dei temi su cui si dibatte da tempo è il Reddito di Cittadinanza, ma in concreto che cos’è e chi lo percepisce? Il RdC è stato istituito ad aprile 2019, è un sostegno economico riconosciuto ai nuclei familiari in difficoltà, ha l’obiettivo di reinserire socialmente e nel mondo del lavoro i soggetti beneficiari. Assume la denominazione di pensione di cittadinanza sopra ai 67 anni. I requisiti necessari per accedere al beneficio sono di cittadinanza, residenza e soggiorno: essere cittadino italiano, di uno stato Ue o extra Ue con permesso di soggiorno di lungo periodo e avere avuto la residenza in Italia per almeno dieci anni. Per il nucleo familiare sono richiesti inoltre requisiti reddituali patrimoniali e relativi al godimento di beni durevoli. Il reddito familiare annuo deve essere inferiore a 6.000 € moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza, il valore del patrimonio immobiliare non deve superare i 6.000 € incrementato in base al numero dei componenti della famiglia. Il patrimonio immobiliare non deve superare le 30.000 € esclusa la prima casa e l’Isee deve essere minore di 9.360 €. Nessun componente del nucleo familiare deve essere intestatario di autoveicoli immatricolati negli ultimi sei mesi che salgono a due anni per cilindrata maggiore a 1600 cc. Il richiedente RdC non ha diritto al beneficio in caso di sottoposizione a misura cautelare personale o di condanna definitiva intervenuta negli ultimi dieci anni per alcuni delitti specifici, tra cui terrorismo, rapina e associazione mafiosa. L’erogazione è condizionata alla dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro da parte dei componenti maggiorenni, alla sottoscrizione nei centri per l’impiego, del patto per il lavoro nel quale è previsto un piano individuale per la ricerca attiva del lavoro e la frequentazione di percorsi di formazione o riqualificazione. Sono previsti anche benefici economici quali l’esonero contributivo per le imprese che assumono i percettori di RdC. Nel caso in cui il nucleo familiare abbia bisogni complessi e multidimensionali, i beneficiari sottoscrivono il patto per l’inclusione sociale. Oltre ai centri per l’impiego intervengono i servizi sociali territoriali competenti, con l’obiettivo di rimuovere concretamente le condizioni che sono la radice della situazione di povertà. Il legislatore ha previsto sanzioni penali per chi ottiene indebitamente il reddito di cittadinanza omettendo informazioni dovute o attestando cose non vere. Sono previste misure di decurtazione e decadenza del beneficio quando, uno dei componenti del nucleo familiare, non si presenta presso il centro per l’impiego. La decadenza è prevista anche se non viene accettata la seconda offerta congrua: un lavoro coerente con le esperienze e le competenze maturate, 100 o 250 km di distanza se si tratta di prima o seconda offerta, ovunque collocata nel territorio italiano dopo 18 mesi. I dati relativi ai primi 5 mesi del 2022 riferiscono di 1.555.035 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC ,3.423.762 persone coinvolte e un importo medio erogato di 553,68 €. In Umbria i nuclei familiari percettori di RdC sono stati 12.917 con 27.388 persone coinvolte per una media di 535,74 €, quelli di Pensione di Cittadinanza 1.622 nuclei e 1.828 persone con un assegno medio di 266,78 €. I dati reperibili online per il Comune di Gualdo Cattaneo ci dicono che nel 2019, le domande di RDCPDC accolte nel nostro territorio sono state 47. Riproporzionato con la media dei componenti per famiglia del nostro comune possiamo stimare circa 116 persone coinvolte. Che cosa vuole fare la politica di questo strumento? Il M5S vuole lasciarlo così com’è potenziando le politiche attive del lavoro, Unione Popolare di DE Magistris pensa ad un rafforzamento dello strumento (innalzamento delle soglie Isee per l’accesso e del beneficio mensile), il Pd parla di rivederlo rendendolo più efficace per le famiglie. Renzi ha dovuto rinunciare alla sua linea abolizionista e insieme all’alleato Calenda propone di proseguire il lavoro iniziato da Draghi: potenziare ulteriormente il ruolo delle agenzie private del lavoro consentendogli di accedere ai dati dei percettori di RdC (e ai fondi connessi) per affiancare i Centri per l’impiego nella ricerca del lavoro. La destra da tempo ne promette l’abolizione. La leader in pectore Meloni, dopo averlo definito in passato metadone di stato, si accontenta di scrivere oggi sul programma un generico “sostituzione con mezzi più efficaci”, declinandone il significato su social, giornali e tv: “Una misura stupida, controproducente, diseducativa che disincentiva al lavoro e che va abolita”. I toni trionfalistici di chi parlava dell’abolizione della povertà erano certamente eccessivi, l’Istat comunque nel rapporto annuale 2022, oltre a descriverci come un paese in cui crescono le disuguaglianze e la povertà afferma che: “le misure di sostegno economico erogate nel 2020, in particolare reddito di cittadinanza e di emergenza, hanno permesso a un milione di individui di non trovarsi in condizione di povertà assoluta”. Chissà cosa ne pensa in merito la politica locale e il sindaco Valentini che, non perde occasione per citare l’istituto di ricerca e l’indice di vulnerabilità sociale? Come politica attiva del lavoro è chiaro che abbia risposto solo in parte alle aspettative: pur riavvicinando molti soggetti al mondo del lavoro e alla ricerca attiva di un’occupazione, l’Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro) ci dice che, da marzo 2019 al 30 settembre 2021, 546.598 percettori su 1.808.278 totali potenzialmente occupabili hanno trovato un lavoro, precario per il 63% dei casi. Il problema, oltre al basso livello di specializzazione e scolarità dei percettori che per il 72,6% ha frequentato al massimo le scuole medie, sembra essere la qualità dei contratti e la mancanza di lavoro per tutti. Basta pensare che stando ai dati Ocse nell’ultimo decennio, i posti vacanti disponibili non hanno raggiunto il 10% dei disoccupati in Italia. La ricetta Meloniana di rilancio dell’economia sembra in continuità con le scelte degli ultimi trent’anni: soldi alle imprese che dovrebbero pensare loro a distribuirli attraverso la creazione di ricchezza. Visto il palese fallimento di questo genere di politiche economiche, non è forse opportuno un cambio di paradigma e come afferma il prof Emiliano Brancaccio: “perseguire il grande obiettivo politico della piena occupazione attraverso un rilancio in chiave moderna della pianificazione collettiva degli investimenti”?