RISCHIO ACCORPAMENTO PER L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI GUALDO CATTANEO
Poche settimane fa si è sparsa la notizia del possibile accorpamento dell’istituto comprensivo di Gualdo Cattaneo con quello di Giano dell’Umbria. A darne conto è stata la rappresentante dei genitori in uno dei gruppi Whatsapp dei genitori: un audio messaggio nel quale si spiega che, contattata urgentemente dalle Istituzioni Scolastiche, ha appreso il papabile accorpamento tra l’istituto di Gualdo e quello di Giano.
È stato specificato che la fusione, anche se attualmente coinvolgerebbe solamente la Presidenza e il connesso personale amministrativo (segreteria e assistenti), è potenzialmente un pericolo per l’attuale organizzazione territoriale del nostro Comune.
Ricordiamo che oggi per 422 alunni ci sono:
– quattro scuole dell’infanzia (Gualdo Cattaneo, Pomonte, Collesecco, S.Terenziano);
– due scuole primarie (Gualdo Cattaneo – San Terenziano);
– due scuole secondarie di secondo grado (Gualdo Cattaneo – S.Terenziano).
In caso di accorpamento le prime ad essere potenzialmente in pericolo sarebbero quindi i quattro plessi delle scuole dell’infanzia che aggiungo io, appaiono troppi rispetto alla cronica diminuzione di bambini.
La notizia ha creato subito trambusto e, via social network ed attraverso una riunione auto convocata, i genitori per la maggior parte si sono espressi contro la decisione.
Naturalmente non è mancata la posizione ufficiale delle Istituzioni locali: pur con le consuete sfumature e distinguo il Consiglio Comunale si è espresso contro l’ipotesi accorpamento. La maggioranza è andata dritta per la sua strada approvando la mozione che aveva presentato; la minoranza ha preferito astenersi, chiedeva un confronto più ampio: un dibattito pubblico con i genitori a loro avviso spaesati e male informati e un confronto con la Provincia per procedere conseguentemente all’approvazione di una mozione congiunta.
La posizione del Sindaco e la mozione consiliare erano già state anticipate dalla stessa rappresentante di Istituto che, nel messaggio audio, si affrettava a specificare quanto Sindaco e Assessore gli abbiano riferito di essere fermamente contrari ad ogni ipotesi di accorpamento che riguardi il territorio.
Il mio punto di osservazione è delicato e privilegiato essendo coinvolto direttamente in quanto genitore di un bambino che frequenta la scuola dell’infanzia; è difficile rimanere lucidi parlando dei propri figli, ciò però non mi esime dal pormi più di un dubbio sulla questione e su come si stia sviluppando il dibattito. Ci sono alcune cose che non tornano e su cui possiamo riflettere laicamente, senza preconcetti.
La prima cosa da chiarire è che nel nostro territorio non si sta abbattendo un “fulmine a ciel sereno”. Non sarebbe necessario scomodare le teorie marxiane sulla storia ma è chiaro: “quello che accade è il frutto di ciò che gli uomini fanno e vogliono”. Le decisioni odierne sono quindi la conseguenza di un’azione passata. Noi ne abbiamo parlato nel nostro blog (qui), e dobbiamo ricordare che gli accorpamenti, ovunque verranno compiuti, sono il frutto di scelte definite da tempo a Roma e, in fase di attuazione, ai vari livello di governo dell’istruzione (Ufficio Scolastico Regionale) e Istituzionali (Regione e Provincia). Le critiche alla riforma messa in atto dal Governo della Presidente Meloni e dal Ministro Leghista Valditara non erano mancate ma ciò, soprattutto nel nostro territorio, non ha minimamente intaccato la fiducia nei confronti della destra al governo come ci dimostrano le Elezioni europee ed amministrative (qui).
È probabile addirittura che molti genitori, oggi contrari al possibile accorpamento, abbiano disapprovato i giovani che lo scorso anno protestavano contro il Ministro prendendo le manganellate dalla polizia quando le riforme che oggi si concretizzano a Gualdo venivano scritte e votate a Roma. La contestazione non riguardava ovviamente solo questo ambito specifico, aveva carattere generale e metteva in discussione il nuovo modello educativo, i tagli, la privatizzazione dell’istruzione, le continue ingerenze all’autonomia dell’educazione e della ricerca che il governo Meloni mette in campo da quando è al potere.
Aggiungo che i tagli all’istruzione, ai docenti e agli enti locali arriveranno anche nella manovra di bilancio che il governo ha proposto al Parlamento: per la scuola parliamo di 5660 insegnati e 2174 amministratori tecnici e ausiliari.
Ecco dunque che desta qualche perplessità il ripetersi oggi di alcune tradizioni consolidate e di “Piddina” memoria:
1 – la critica al governo di Roma e alle sue scelte si fanno solo quando è di segno opposto
2 – perpetuo tentativo di discernere i temi nazionali dalle questioni locali.
Il secondo aspetto riguarda l’entità della riforma e cosa riguarda. Non dobbiamo dimenticarci che oggi la questione accorpamento coinvolgerà solo le presidenze e il personale amministrativo. Chiaramente può essere un preludio a eventuali tagli di sezioni, plessi ed istituti, ma dall’altro canto può diventare una spinta ad elevare la qualità dell’istruzione nel nostro territorio, non pensando solo all’ubicazione geografico dei plessi e alla riqualificazione delle strutture come siamo abituati a fare. Il principale strumento che la Bassanini e l’Autonomia Scolastica ci offrono è il Piano Triennale Dell’Offerta Formativo, che può essere finanziato anche dai Comuni. Da genitore e da cittadino mi chiedo se per i nostri figli e per le nostre famiglie sia più utile un piccolo bonus (bebè,nascite,libri), pratica in voga in molti Comuni e rafforzata dal governo Meloni, o se sia meglio convogliare quelle risorse nei PTOF in modo da ampliare l’offerta formativa extra scolastica ed adeguarla al nostro tempo (educazione sentimentale e sessuale, prevenzione delle dipendenze, lotta al bullismo, lotta alla dispersione scolastica). La scuola è fatta si di muri ma anche e soprattutto da ciò che si insegna al suo interno.
Secondo punto riguarda il ruolo dei genitori all’interno delle istituzioni scolastiche e delle decisioni organizzative. Io sono per la completa autonomia delle istituzioni educative e scolastiche. Il rapporto di fiducia tra cittadini e scuola deve fondarsi sulla qualità dell’insegnamenti, sulla professionalità del personale e sulla sua indipendenza da ogni forma di condizionamento. La scuola serve a correggere gli “errori educativi” che facciamo noi genitori. Il tempo pieno, di cui si è discusso qualche tempo fa a Gualdo, o gli accorpamenti di cui si parla ora, si devono fare se necessario e se migliorano il livello generale dell’educazione e dell’insegnamento, non se è richiesto o è funzionale alle esigenze di noi genitori e degli insegnati, tanto per fare un esempio.
A questo aggiungiamo che se la decisone accorpamento è stata presa a poco serviranno qualche decina di genitori che si lamentano, specialmente se nel dibattito si scade nell’ovvio, nel localismo e nel campanilismo, mali atavici che non ci riusciamo a scrollare di dosso malgrado sia passato quasi un millennio dall’Età Comunale. Ogni ragionamento sulla scuola non può e non deve essere una questione d’identità territoriale.
In conclusione non dobbiamo nasconderci dietro un dito: il trend di calo demografico è drammatico e, se non oggi domani i plessi e le scuole rischiano di essere accorpati. Questo è solo un pezzo del declino economico, culturale e sociale che stiamo vivendo. Le strategie per rilanciare le aree interne di cui ci sta parlando Andrea nei suoi articoli (qui – qui) sembrano per ora pannicelli caldi e, senza un vero piano di rilancio complessivo delle “aree di cintura” come le nostre, non basterà la protesta dei genitori contro gli accorpamenti degli istituti scolastici a salvare il futuro dei nostri figli.
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