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“SE UNO HA IL COMUNE IN BANCAROTTA COME FA A FARE IL GOVERNATORE?”

Lo scorso sette giugno si è aggiunto un altro capitolo al “giallo” del buco di bilancio di Montefalco. La Corte dei Conti sezione regionale di controllo per l’Umbria, ha disposto “l’approvazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale”. La maggioranza di centro destra guidata da Titta, ex vice dell’attuale Presidente Tesei, gongola e con toni propagandistici ed entusiasti annuncia: “una fase volta all’ulteriore sviluppo e alla crescita di questa città”, una sentenza che dimostra come il Pd e il gruppo di minoranza in Consiglio Comunale abbiano caratterizzato la loro azione politica “con le falsità e con argomentazioni di bassa lega”. Naturalmente la minoranza respinge al mittente le accuse, dichiara di “aver scoperto e denunciato l’esistenza di un rilevantissiomo problema legato al bilancio” aggiungendo che “il comune di Montefalco è stato gestito in maniera inadeguato […], il prossimo decennio e oltre questo territorio avrà minori opportunità di altri”.

La questione del bilancio di Montefalco è spinosa e complessa, occorre andare per gradi e ricordare che  poco dopo le elezioni regionali dell’ottobre 2019, il comune di Montefalco ha accertato un disavanzo di bilancio per l’esercizio 2019 pari a € 4.225.719,25. Debito accumulato negli anni precedenti a guida Tesei. Le mancanze di coperture idonee per appianare il debito nei successivi rendiconti (2020-2022), hanno profilato in una prima fase l’ipotesi di dichiarazione di dissesto. In pratica, il Consiglio Comunale, avrebbe dovuto certificare l’incapacità di svolgere le proprie funzioni, si sarebbe occupato della gestione dell’ente per i futuri anni l’organo straordinario di liquidazione. Avrebbe atteso il comune una cura draconiana fatta di tagli e tasse, inoltre, il Sindaco ritenuto dalla Corte dei Conti responsabile del dissesto sarebbe divenuto automaticamente non candidabile a ruoli istituzionali. In sostanza ci sarebbe stata la decadenza della Presidente Tesei. La dichiarazione di dissesto prevista per il 31 ottobre 2020 naturalmente non ci fu, l’impossibilità di chiudere il bilancio portò alla nomina di un commissario ad acta che ha inizialmente ritenuto difficile il ricorso al Piano di riequilibrio finanziario (alternativa al fallimento dell’ente), salvo poi cambiare idea ed affermare che il  comune accedendo al fondo rotazione (un apposito fondo statale che eroga prestiti per far fronte alle necessità di liquidità dei comuni con problemi finanziari) e con un piano di rientro ben definito avrebbe potuto evitare la procedura di dissesto. Scampato il pericolo, gli organi politici sarebbero infatti stati sciolti, la maggioranza Titta ha proseguito per la sua strada accedendo prima al fondo rotazione e poi, approvando il bilancio preventivo 2020 nella primavera 2021 (circa sei mesi dopo il termine ultimo di legge) e predisponendo infine, un piano di riequilibrio finanziario pluriennale che potremmo definire “lacrime e sangue”. Fino al 2034 sono previste maggiori entrate a fronte di una diminuzione della spesa: innalzamento al massimo delle tasse e istituzione dell’imposta di soggiorno, graduale diminuzione del personale, alienazione di patrimonio, riduzione della spesa corrente, nuova gestione del servizio museale, efficientamento dell’ufficio tributi, incremento delle aree di sosta a pagamento. A ben leggere la determina della Corte dei Conti sarebbe giusto affermare che il piano è approvato con riserva “a fronte delle criticità emerse non si può escludere che il Piano adottato dal Comune di Montefalco possa rivelarsi congruo alle finalità di riequilibrio perseguite; effettiva idoneità che la Sezione verificherà in sede di periodici controlli sullo stato di attuazione del piano e sul conseguimento degli obiettivi intermedi. A tali fini, la sezione fissa il primo monitoraggio semestrale alla data del 31.12.2022”.

La Presidente della giunta Tesei, in piena campagna elettorale affermava che non vi era nessun buco di bilancio a Montefalco: mentiva o non sapeva quello che stava succedendo nel comune di cui lei era Sindaco? Fatti entrambi politicamente rilevanti e che, in un paese serio porterebbero alle dimissioni. Ma se è difficile staccarsi dalle comode poltrone del  potere, sarebbe almeno interessante se ci aiutasse a capire che fine hanno fatto quei soldi. Il virtuoso modello Montefalco, vantato e portato ad esempio anche a Gualdo Cattaneo, ha la sensazione di essere un bluff. Anche se  gli elettori hanno riconfermato il centro destra a grande maggioranza, i principali indicatori economici ci descrivono un territorio non in salute: disoccupazione, indice di vulnerabilità sociale (tanto caro al nostro Valentini), reddito medio pro capite basso e calo demografico. A ciò aggiungiamo servizi poco qualificati, penso ad esempio alla raccolta differenziata inesistente o ad una spesa sociale più bassa dell’intera area ( 62€ pro capite nel 2018, dati istat “interventi e i servizi sociali dei comuni singoli e associati”). Anche la tanto decantata crescita turistica del territorio montefalchese e la conseguente offerta ricettiva che ne è derivata ha seguito il trend positivo di tutta l’Umbria e non ha niente di più rispetto a comuni limitrofi (penso a Spello, Trevi, Bevagna)  che tenevano i conti a posto e rispettavano le regole. “[…]Servono ovunque candidati nuovi, specchiati. Se uno ha il comune in bancarotta come fa a fare il governatore?[…] Queste le parole di Matteo Salvini, chissà cosa ne pensa in merito la sua presidentessa e i suoi adepti locali?