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USA vs. Europa: tra Davide e Golia, che ne sarà di noi?

L’esito era quasi scontato. Trump sarà il 47° presidente degli Stati Uniti. A gennaio 2025 salirà al Campidoglio, scranno che aveva già occupato dal 2017 al 2021, per prestare giuramento.

Lo slogan “Make America great again” (MAGA) è stato il vessillo della sua campagna elettorale.

Su che cosa si è giocata la campagna elettorale? Come è riuscito Trump a battere sé stesso e a vincere dopo essere stato sconfitto? Ma soprattutto, come ci interessa da vicino la vittoria di un multimilionario d’oltreoceano con dei conti aperti con la giustizia? Come la decisione del popolo americano cambierà per sempre le sorti del mondo intero?

Le elezioni americane di quest’anno rappresentavano un bivio per la democrazia occidentale. Stiamo assistendo a un processo, stiamo vivendo il mutamento. Non si possono di certo prevedere con certezza le implicazioni di questo secondo mandato di Trump, ma possiamo essere abbastanza certi del fatto che l’esito non sarà di certo positivo. Questo possiamo asserirlo non in quanto cittadini USA e quindi votanti di quel Paese (che gioiscono piangendo, come se avesse vinto la loro squadra del cuore, o si disperano perché preoccupati per il futuro del loro Paese) ma nell’interesse politico mondiale, e nello specifico di noi italiani ed europei. Secondo molti studiosi infatti la rielezione di Trump accelererà un processo di declino, già iniziato per altro, dell’Unione Europea e dei Paesi membri se questo processo non viene dagli stessi arrestato. Ad essere in pericolo è sicuramente la democrazia, per non parlare dell’importanza dei Paesi europei nello scenario internazionale, elemento a cui è di conseguenza collegato anche il loro benessere. L’attenzione data da Biden all’Europa in passato ora sarà pressoché nulla, anzi. La vecchia e litigiosa Europa, per giunta anche in calo demografico e sprovvista di una forte guida identitaria, non sembra essere più appetibile sotto alcun punto di vista, nonostante il Mercato Unico Europeo che fortunatamente permane e persiste. A tal proposito 8 anni fa, in risposta alle parole di distacco dall’Europa pronunciate già allora da Trump alla presa del suo primo incarico da Presidente, la discussa ma forse ultima leader europea Angela Merkel, in una lettera aperta all’Europa auspicò che la stessa riprendesse in mano il suo destino (“Europe must take our fate into own hands”), auspicio però che fu vano.

Il disinteresse di Trump nei confronti dell’Europa si esprime ad esempio con l’allontanamento delle attenzioni americane dal conflitto in Ucraina. Questo ad esempio porterà inevitabilmente l’Europa a dover prendere delle decisioni non solo in ambito politico ma anche in ambito militare ed economico, a scapito inevitabilmente di altri interessi.

A parte la gioia e l’esultanza di Salvini, che da qualche giorno onora Trump indossando una cravatta rossa, gli altri politici italiani e gli esponenti del governo nostrano si sono espressi in modo più cauto e distaccato, esprimendo sì il loro apprezzamento ma con una certa freddezza sembrerebbe, persino da parte della Premier Meloni, vicina al magnate Elon Mask il quale ha appoggiato in prima persona Trump durante la sua campagna elettorale come mai era capitato prima.

Arrivati a questo punto mi chiederete: si ma a noi queste elezioni come ci toccano?

Eccovi accontentati. “Al di fuori di amore e della religione, è la parola più bella che ci sia: dazio“. Così si è espresso Trump in campagna elettorale, scelta, quella di aumentare i dazi, che interesserà anche l’Europa in modo decisivo. L’idea è quella di imporre dazi fino al 20% su tutti i prodotti importati dall’estero (fatta eccezione per la Cina, la quale verrebbe penalizzata con dazi ancora più alti). Il nuovo presidente degli Stati Uniti vuole riequilibrare la bilancia commerciale con l’Europa e a farne maggiormente le spese potrebbe essere proprio il nostro paese, principale esportatore verso gli Usa insieme alla Germania. I settori che ne sarebbero maggiormente colpiti sono la moda e l’agroalimentare. Capite bene quindi che questa decisione colpisce dritto alla pancia anche dell’economia umbra che eccelle proprio in questi settori. A rischio 700 milioni di export umbro. La decisione, se attuata, spaventa molti imprenditori di vari settori, dalle macchine, all’abbigliamento fino all’agroalimentare. Bisognerà certo vedere se ciò che ha promesso verrà poi realizzato, ma ciò che si prospetta, tra le altre cose, è una guerra commerciale tra USA, Unione Europea e Cina e l’Italia è uno dei Paesi più esposti, soprattutto per gli interessi economici che ha oltreoceano. Il rischio di perdita per l’Umbria è calcolato sui dati Istat del 2023 secondo i quali le aziende umbre hanno venduto negli Stati Uniti beni per quasi 668,7 milioni di euro, pari al 12% del valore totale dell’export umbro *. Il valore è così distribuito:

  • €276 milioni macchinari e apparecchiature
  • €190 milioni tessile e abbigliamento
  • €87 milioni prodotti alimentari, bevande e tabacco
  • €11,2 milioni prodotti agricoli
  • altro

Il risultato di queste elezioni dichiara come la democrazia stia cambiando proprio nei suoi valori fondanti i quali diventano secondari rispetto a necessità quotidiane che assumono un ruolo primario. Si delinea così un mondo dove ognuno pensa per sé, le persone come gli Stati, e a fare la differenza sono i rapporti di forza.

Il mondo sta andando in un’altra direzione rispetto ai principi democratici, ai valori di cooperazione, di attenzione alle minoranze, di qualunque tipo, di uguaglianza e di collaborazione, valori che sono passati ufficialmente in secondo piano così come noi, divenendo una minoranza. Personalmente questo non significa che mi butterò a terra fingendomi morta, ma anzi mi impegnerò ancora di più in ciò che sto facendo, in ogni ambito, con una consapevolezza maggiore però, quantomeno delle difficoltà generali, cercando nel piccolo di andare controcorrente e di fare, anche se in modo impercettibile, la differenza.

Conoscete l’effetto farfalla? È una locuzione in uso in matematica e fisica ed è inerente alla teoria del caos. Con questa metafora si allude alla possibilità che piccole variazioni nelle condizioni iniziali, come un silenzioso e delicato battito d’ali di farfalla appunto, producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. Immaginate cosa succederebbe se la condizione iniziale che porterà a delle variazioni consistesse in un tumultuoso, arrogante e devastante tsunami.

 

* Per approfondire leggi qui.