image_pdfimage_print

Lo scorso 3 marzo, il Sole 24 ore ha pubblicato un articolo tanto interessante quanto preoccupante, che analizzava i trend della popolazione in età scolare del nostro Paese. I dati sono apparsi più che mai severi: per l’anno scolastico 2023/2024 è previsto un calo complessivo del numero di alunni pari a 127.000 unità; e anche proiettandoci al futuro c’è ben poco di buono in cui sperare. Stando ai numeri, se non ci sarà un cambio di passo nella gestione del problema, entro il 2050 il numero di giovani che mancheranno all’appello raggiungerà i 2 milioni. Ma prima ancora di perdere una fetta di popolazione nazionale pari al Veneto, le inesorabili ondate di oltre 100.000 alunni persi all’anno porteranno già nel 2033 a perdere anche oltre 120.000 cattedre, rendendo ancora più complessa la corsa all’insegnamento in un Paese dove è già un’impresa ottenere una supplenza (fonte dei dati Sole 24 ore).

 

Con la nuova legge di bilancio varata dal governo Meloni, oltre a prendere atto della situazione si è già avviato un processo di razionalizzazione dei costi che nei prossimi anni porterà inevitabilmente al taglio progressivo di tutte le istituzioni scolastiche incapaci di rispettare dei requisiti minimi. Il più importante dei quali è ovviamente quello del numero minimo di alunni, fissato a 600 unità, ma con possibili deroghe a 400 in casi particolari. 

Fortunatamente per la nostra regione, le deroghe sono previste innanzitutto per i comuni che insistono all’interno del cratere sismico del 2016, a dimostrare lo sforzo da parte dello Stato di difendere la possibilità per le famiglie di continuare a mantenere vivi i tanti borghi dell’Appennino centrale. Oltre a questi però, sono previste deroghe anche in base alla densità abitativa e al riconoscimento di comune montano. E meno male, perché anche alla luce del comunicato stampa diramato lo scorso ottobre dalla Provincia di Perugia, la nostra situazione è tutt’altro che rosea. Nell’intero territorio provinciale, dall’A.S. 2016-2017 all’A.S. 2022-2023 c’è stato un decremento esponenziale della popolazione scolastica del primo ciclo di istruzione pari all’11%, cioè 6.726 iscritti in meno. Un saldo negativo che nei prossimi anni si ripercuoterà anche sulle scuole secondarie di secondo grado – ad oggi ancora paradossalmente impantanate nella gestione delle classi pollaio –  portando all’inevitabile chiusura di classi prima, e interi istituti poi.

 

Al netto dei proclami del governo, tutti orientati a ribadire che i fondi risparmiati verranno comunque ridistribuiti al fine di migliorare l’efficienza del sistema scolastico – cosa che sicuramente tutti noi ci auspichiamo – il pericolo che si stia di fatto realizzando un piano di disincentivazione della scolarizzazione nelle aree rurali del Paese c’è. E se da un lato è giusto che le istituzioni pubbliche non diventino dei grandi buchi neri in cui vanno dilapidati i soldi dello Stato, è altrettanto vero che l’erogazione di servizi essenziali nelle aree svantaggiate non può essere soggetto alle leggi del mercato. Già è a rischio la presenza di strutture sanitarie adeguate, pensare di aggravare il bilancio con una razionalizzazione meramente economico-matematica del settore scolastico porterebbe le colline italiane ad uno spopolamento tanto rapido quanto irreversibile. Cosa che, tra l’altro, ci porterebbe in direzione diametralmente opposta a quella che sarebbe più auspicabile in vista del cambiamento climatico: la fuoriuscita dalle città, sovraffollate e surriscaldate.

 

Il comune di Gualdo Cattaneo, come per altre situazione, è assolutamente in prima linea nel vivere le difficoltà legate alla questione. Sembra che anche quest’anno si sia riusciti per il rotto della cuffia a raggiungere il numero minimo di bambini da iscrivere all’asilo di Pomonte per non doverlo chiudere, ma anche Gualdo e Collesecco non se la stanno passando bene. Per quanto ancora si potrà pensare di gestire la cosa in questa maniera? Quanto tempo occorrerà prima che non ci saranno proprio più bambini da poter spostare? Negli ultimi 4 anni, solo il 2022 ha registrato una natalità superiore a 30 bambini in tutto il territorio comunale (dati Istat), che suddivisi per quattro asili fa una media di 7 bambini per classe ciascuno. Un dato che pone a rischio anche quella soglia minima di 400 alunni necessaria a mantenere la presidenza dedicata anziché condivisa – scenario che ci porrebbe nella paradossale situazione di avere 2 poli scolastici ma neanche un dirigente. Anche se l’argomento sembra uscito dalle priorità dell’agenda dell’amministrazione infatti, a Gualdo in teoria c’è un polo scolastico da 4,8 milioni che a giugno scorso si dava per finito entro 9/10 mesi (ne abbiamo parlato qui) e ad oggi non ancora iniziato. 

Più tempo passa poi, più la situazione si fa pericolosa, perché alla scarsa natalità si aggiungono le iscrizioni perse a causa delle difficoltà date dalla situazione emergenziale del polo unico a San Terenziano. E mentre molti preferiscono litigare su quanti poli debbano esserci a Gualdo Cattaneo e dove vadano ubicati, si finisce per sottovalutare il vero problema: abbiamo bisogno di più residenti.  

È questo il punto d’intersezione della vicenda, a Gualdo come in tutta Italia. Non si può pensare di continuare a rimandare ad infinitum il problema della decrescita della popolazione, perché tutti i dati e i trend convergono verso il medesimo esito: il collasso dello Stato. Il che sarebbe davvero assurdo se pensiamo a quante persone stanno rischiando la vita per venire a far parte di questo mondo; per venire di fatto ad aiutarci a risolvere questo problema. Per mandare i propri figli, anche da soli, a studiare nelle nostre scuole, le stesse che noi oggi preferiamo chiudere invece di trovare il modo per riempirle. E la chiave è di fronte ai nostri occhi, non è certamente un percorso facile, ma non sta scritto da nessuna parte che debba esserlo. Continuare a ignorarla, significa continuare a chiudere sempre più scuole, più porte, più opportunità; per tutti.

Andrea Cimarelli

Andrea Cimarelli

Andrea Cimarelli è laureato in Filosofia all'Università degli Studi di Macerata. Coltiva, la terra per mestiere, l'amicizia per passione, se stesso per vocazione. Già redattore della rivista Ritiri Filosofici, osserva il mondo per comprenderlo e difenderlo. Collabora attivamente con l'hub Territorio e Ambiente della Rete di Civici Per l'Umbria. Favorevole a vaccini, matrimoni gay e 5g.

Leave a Reply