Caro lettore,

il Sadadì è un’esperienza che nasce per far luce sulle ombre che avvolgono le aree marginali di questa Italia piena di sgomento e di racconti a metà. Per aprire finestre sul legame tra le vicende dei grandi palazzi e le loro ripercussioni sulla galassia di piccoli paesi che li circonda. Mondi spesso molto vicini, che pure, sembrano lontani anni luce.

Nasce da un gruppo di amici appassionati e veraci, che lungi dalla ricerca della popolarità, si mettono al servizio di una nobile causa: il racconto.

Non siamo qui per giocare a fare i giornalisti, né abbiamo intenzione di alimentare il fuoco ideologico dei vari complottismi del momento – niente robe alla cappelli con le corna o bruciatori di mascherine ignifughe per intenderci. Conosciamo e sosteniamo la necessità di un lavoro approfondito di ricerca delle fonti, che spesso può condurre in luoghi inesplorati, ma raccontare è prima di tutto mettersi al servizio della verità. Ovunque essa ci conduca. Nei modi e nei linguaggi che ad essa sono più congeniali: l’analisi critica dei fatti, lo studio accurato delle fonti e una certa attenzione alla scelta delle parole.

Non siamo qui nemmeno per puntare il dito contro la falsa informazione, i cosiddetti “giornalettismi” o la politicizzazione delle prospettive. Vogliamo solo che in mezzo a tante voci – e in piazza si sa, ce ne sono tanti che parlano a vanvera – si possa sentire la nostra. Supportata da nient’altro che dal valore dei suoi contenuti.

Siamo uno spazio aperto. Siamo una palestra di idee e soprattutto di metodo. Già, perché in un mondo in cui tutti possono squittire il loro vero, ciò che più di tutto è andato svanendo è proprio la forma attraverso cui esprimere il proprio pensiero. Ed è solo recuperando la capacità di raccontare e raccontarci che possiamo sperare di riportare l’attenzione sui nostri territori. Frammenti spesso piccolissimi ma allo stesso tempo indispensabili, scomparsi dai radar della politica perché avvolti dal silenzio. È ora di tornare a farci sentire, ma di farlo seriamente. Basta con i fiumi di saccenteria da social, basta con la purezza dei frustrati ammonitori politici – per quel genere di problemi vi consigliamo questo link  –  , ma basta soprattutto con “pultroppo” e “se potrei”. E allora, ben tornato al buon vecchio articolo, con tutta la sua bella punteggiatura, i paragrafi, la consecutio temporum e così via.

Nasciamo così dunque, con un cammino tracciato, le poche righe di questa presentazione e soprattutto con la sfrontatezza di chi non ha padroni – fisici o ideali che siano – da compiacere. Il blog è aperto e le nostre bio sono in calce, perché chi ha il coraggio di dire, deve avere anche il coraggio di mettere la faccia di fianco alle proprie idee. Tutto è pronto, che il racconto abbia inizio.