La Svezia, pur contando solo circa 10 milioni di abitanti, si posiziona al nono posto nelle classifiche Europee del 2021 per tasso di natalità. (Fertility in Europe: Which countries have the highest and lowest numbers of live births per woman? | Euronews). Questo tasso in Europa varia da paese a paese. Nel corso degli anni, in Europa, l’andamento delle percentuali di nascita ha subito una drastica variazione e uno dei fattori che ha influito a questo cambiamento è la situazione economica, sociale e lavorativa di ogni stato.
Pur mantenendo una posizione alta nelle classifiche Europee del tasso di natalità, nel corso degli anni anche in Svezia si è registrato un generale calo delle nascite. La crisi economica del 2008/2009, pur avendo avuto un impatto limitato a livello economico e lavorativo in Svezia, ha ridotto la percentuale di nascite che da allora ha continuato a diminuire gradualmente (Why Are Birth Rates in Sweden Falling? | Population Europe (population-europe.eu)).
L’andamento del tasso di natalità nei paesi nordici, comunque, rimane sempre elevato se paragonato a quello dei paesi dell’Europa meridionale e uno dei fattori che favorisce questa situazione è la politica familiare attuata da ciascun paese. In molti paesi europei, le donne che desiderano avere figli spesso si sentono costrette a dover scegliere tra carriera e famiglia, sentendosi spinte a dover posticipare e spesso abbandonare il loro desiderio di diventare madri.
La Svezia, paese che economicamente funziona molto bene, garantisce diversi aiuti e sussidi che agevolano i genitori a crescere i loro figli nel modo più facile possibile. Il paese scandinavo ha infatti speso per “social protection for family/children” il 3% del Pil, solo Danimarca, Germania, Finlandia e Lussemburgo hanno speso di più.
Per quanto riguarda i congedi parentali, la Svezia ha sviluppato un sistema particolarmente all’avanguardia. Nel 1974 infatti, è stato il primo Paese al mondo a introdurre uno schema di congedi parentali gender-neutral, dove la madre e il padre potevano avere diritto a 6 mesi retribuiti, da distribuire nella coppia, dopo la nascita di ogni figlio. Dal 2002, i mesi sono diventati 16 (480 giorni) di congedo parentale per ogni figlio, con l’aggiunta di 180 giorni, per ogni figlio aggiuntivo, in caso di parto multiplo. I primi tredici mesi vengono pagati all’80% del proprio salario, mentre gli ultimi tre vengono pagati un massimo di centottanta Corone Svedesi al giorno, circa diciotto euro. Dal 2015 i 480 giorni vengono spartiti equamente tra i due neogenitori, con possibilità di trasferire 150 giorni propri all’altro genitore. (Sweden – Employment, Social Affairs & Inclusion – European Commission (europa.eu)). Questo modello permette di avere una visione di famiglia più egualitaria, dove alla madre e al padre vengono concessi gli stessi diritti per potersi occupare dei propri figli, garantendo alla donna la possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro più velocemente senza privarsi di nulla.
Gli asili nido, inoltre, sono facilmente accessibili in Svezia. Grazie al tetto imposto alle rette di questi (che varia da zero a 134 euro al mese in base al reddito familiare), una famiglia svedese con due figli al di sotto dei 3 anni e in cui entrambi i genitori lavorano, spende mediamente soltanto il 4 per cento del proprio reddito per pagare le rette dell’asilo nido, permettendo ai genitori di poter tornare a lavorare senza grosse preoccupazioni.
La situazione economica, sociale e lavorativa di ogni stato influisce molto sul tasso di natalità, quindi fare un discorso generale su cosa è giusto e cosa è sbagliato non è possibile, ma sicuramente sono necessari aiuti concreti da parte del proprio paese per poter facilitare la vita dei neogenitori e delle coppie che vorrebbero avere dei figli.