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Inizia ancora senza inverno un 2023 arrivato quasi in sordina, tanto sono forti gli echi lasciati alle spalle dalla fine del 2022. Dallo scoppio della guerra in Ucraina alle rivolte in Iran c’è tanto che finirà senz’altro nei libri di storia, ma ogni futuro si sa, è sempre più duro di quello che ormai è passato. Che il momento sia cruciale infatti, è fin troppo evidente, e il modo in cui la classe dirigente italiana, ad ogni livello, lo saprà affrontare, avrà un impatto unico nella storia del nostro Paese. Nel bene come nel male. E di certo tutto lo stracciarsi le vesti della cultura contemporanea su questioni spesso irrilevanti è un ostacolo serio al capire che essere leggeri non ci salverà. Dal cambiamento climatico ad esempio no di certo. Un fenomeno che in Italia viene affrontato ancora con una superficialità imbarazzante nonostante l’impatto che già sta mostrando sul nostro fragile territorio. O dalle conseguenze di altri 21 miliardi di debito previsti dalla legge di bilancio appena approvata, che vanno subito a fiaccare il recupero di 4 punti percentuali nel rapporto deficit Pil maturato lo scorso anno. Da questo come altro purtroppo, cercare leggerezza nel prossimo anno non sarà di alcun aiuto, anzi, poche volte come ora per tutti noi sarà fondamentale fare sul serio. 

L’elemento chiave che permetterà di giudicare il 2023, sarà senz’altro l’attuazione del PNRR. Dalla gestione di questa mole esorbitante e assolutamente straordinaria di fondi che l’Europa sta investendo per lo sviluppo dell’economia italiana (oltre 190 miliardi di €) tramite il Next Generation EU, passa un pezzo decisivo per il futuro di tutti. Ma se a finanziare le opere ci pensa Bruxelles, da parte degli enti locali è necessario che ci sia la capacità di costruire progetti credibili non solo dal punto di vista strutturale, ma anche di governo del territorio. Progetti che cioè siano realmente in grado di imprimere quella svolta tanto attesa in tante parti d’Italia. Gualdo Cattaneo inclusa. Dove, ad esempio, ha un sapore agrodolce il mancato finanziamento del progetto Rigenerazione Urbana – quello basato solo sull’indice di vulnerabilità sociale per intenderci – perché da un lato priva il nostro territorio di un investimento di un milione di €, ma dall’altro, vista la scelta di spenderli per un boulevard alberato tra capoluogo e parco Sant’Anna – quindi qualcosa che ben poco pare avere di rigenerante, almeno lascerà più tempo agli uffici per occuparsi del resto. Già perché se da un lato il PNRR offre grandi opportunità, dall’altro impone anche la capacità di far fronte agli impegni presi nei tempi prestabiliti; e a tal proposito è sicuramente preoccupante la situazione del nuovo polo scolastico. A sei mesi di distanza dall’evento in cui si celebrava la posa della prima pietra virtuale (qui) infatti, nessun passo verso la dimensione materiale sembra esser stato fatto. Ragione per cui non solo sembra essere a rischio l’ingresso degli alunni entro il prossimo anno scolastico (come promesso), ma anche il rispetto delle tempistiche di progetto. 

In questa direzione giocherà un ruolo importante anche il nuovo codice per gli appalti, che per trovare piena e corretta applicazione costringerà senz’altro gli uffici a spendere altro tempo prezioso. Tempo che, salvo proroghe, già sfugge tra le dita anche per la realizzazione del progetto di residenze per disabilità di bassa intensità che interesserà l’ormai ex sede dell’Associazione Insieme per Domani (trasferitasi a Bastardo sbattendo la porta) in via Leosprini, da ultimare entro marzo. O per il progetto del nuovo asilo nido, sul quale tutta l’Italia presenta ritardi importanti.

Tutto questo mentre le casse pubbliche vivono una fase di grande esposizione per l’incremento dei costi operativi e di gestione. Fortuna ha voluto che l’Agenzia per la Riscossione abbia reso volontario per gli enti non direttamente statali, l’adesione allo stralcio delle cartelle al di sotto dei 1000€ per il periodo 2000-2015. Al di là di ogni propaganda rivolta alla pancia, i bilanci sono una cosa seria, e pretendere che quelli degli altri si conformino alle esigenze post-elettorali della maggioranza è improponibile. 

Altra questione che lega a doppio filo Roma e l’Italia rurale è quella dell’incapacità di organizzare un sistema di gestione dei migranti serio, che ci aiuti a contrastare denatalità e spopolamento e di conseguenza a garantirci un futuro. Ricordo che fonti ministeriali parlano di 160.000 lavoratori mancanti oggi in Italia (stima sicuramente a ribasso), e di un flusso migratorio per il 2022 di circa 100.000 persone che arrivano nel nostro Paese proprio per ragioni economiche; il tutto senza considerare i 3 milioni di giovani NEET (che non studiano né cercano lavoro tra 25 e 34 anni). Splendida fotografia di come la politica italiana continui a preferire riforme a vantaggio della categoria di elettori più numerosa a discapito di quella che potrà garantirgli un futuro.

Quale sarà il 2023 che ci aspetta dunque? Sicuramente un anno non facile, in cui tanto si gioca perciò tanto si rischia. E se il governo Meloni può contare sullo slancio di un percorso di governo ancora tutto da disegnare, l’amministrazione Valentini, al 4° anno di mandato è sicuramente chiamata ad uno sforzo di concretezza ben maggiore. Dopo tanti progetti messi sul tavolo, è sicuramente ora di mettere qualcosa anche a terra, la nuova scuola in primis. Perché sicuramente le difficoltà ci sono e non poche, ma il futuro di Gualdo passa da qui, dal 2023, e non c’è altro tempo da perdere!

Andrea Cimarelli

Andrea Cimarelli

Andrea Cimarelli è laureato in Filosofia all'Università degli Studi di Macerata. Coltiva, la terra per mestiere, l'amicizia per passione, se stesso per vocazione. Già redattore della rivista Ritiri Filosofici, osserva il mondo per comprenderlo e difenderlo. Collabora attivamente con l'hub Territorio e Ambiente della Rete di Civici Per l'Umbria. Favorevole a vaccini, matrimoni gay e 5g.

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