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Nell’ultima seduta del Consiglio Comunale di Gualdo Cattaneo, la Consigliera di minoranza Chinnici ha domandato al Sindaco e alla sua maggioranza quali siano i progetti per l’area Polivalente di S.Terenziano. Nello specifico è stato chiesto perché non si sia partecipato al bando “Sport e Periferie 2020” per il recupero dei “campetti” e quali sono le prospettive che si prefigurano per quell’area che rischia di finire nel degrado e nell’inutilizzo più completo. La risposta di Valentini è stata laconica: la Parrocchia arcipetrale ha partecipato al bando per il recupero del campo sportivo di S.Terenziano e pertanto, visto che per i piccoli comuni non poteva essere presentato più di un progetto,  si è dato spazio alla chiesa. La maggioranza Valentini ha deciso quindi di lasciare campo libero alla diocesi, preferendo in sostanza il potenziale recupero di una proprietà privata, mettendo da parte la necessità e la possibilità di riqualificare un area di proprietà comunale. Non sappiamo se il Sindaco abbia avanzato rivendicazioni di destinazione pubblica del bene, semmai i lavori fossero stati finanziati, o se sia stato fatto qualche controllo preventivo al progetto atto a garantire l’interesse dell’ente e della cittadinanza tutta. L’esclusione per “violazione del bando” del progetto dell’arcediocesi certifica che, il ragionamento del Sindaco sia alla resa dei conti più ardimentoso che corretto. La strategia dell’amministrazione Valentini di non giocare la partita lascia infatti la frazione più popolosa e sviluppata del comune con un pugno di mosche in mano. In attesa di capire come verrano riqualificate quelle ed altre aree sportive, si vocifera di una fase di progettazione legata alla linea rigenerazione borghi del Pnrr, mentre aspettiamo di vedere se finalmente nel nostro comune ci saranno spazi per sport nobili come l’atletica, una riflessione può essere fatta su quale sia la modalità più adatta alle necessità dei cittadini per la fruizione di questi spazi. La linea che si è scelta in passato è stata quella di affidare la gestione degli impianti sportivi (campi da calcio in primis) ad un privato o ad un’associazione, soluzione che l’amministrazione Pensi non è riuscita ad attuare a S.Terenziano anche per la fatiscenza degli spazi, e che ora Valentini vorrebbe estendere addirittura all’area “campetto” del capoluogo, luogo da sempre libero. Questa visione privatistica della gestione dei “beni comuni” è davvero la soluzione migliore o può essere superata? Se guardiamo cosa succede in molte città in giro per il mondo, immaginare nel nostro comune aree gioco libere, senza chiavi e senza prenotazioni da effettuare non è un utopia. A Vienna, tanto per fare un esempio, nei parchi coesistono bambini sulle altalene, ragazzi che giocano a basket o calcetto in campetti “liberi” e i più anziani che leggono tranquillamente il giornale seduti sulle panchine. Oggi la tecnologia ci permette addirittura di studiare una gestione ad accesso libero, non soltanto per i campi ma anche per spogliatoi e docce. Una visione del genere necessita di un forte senso civico da parte della cittadinanza, senso civico che andrebbe allo stato attuale coltivato e rafforzato. Oltre a progettare le riqualificazioni, andrebbe fatta un’opera di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini. Sugli stessi luoghi, potrebbero essere istallati cartelloni e regolamenti ben visibili, messaggi atti ad educare al rispetto i fruitori. Andrebbero installati dei contenitori in cui poter riporre le attrezzature mobili dei campi polivalenti per non lasciarli alla mercee degli agenti atmosferici. Tutto questo potrebbe essere un deterrente per le azioni di vandalismo. Naturalmente l’educazione dovrebbe passare  anche dalla scuola: un progetto di educazione civica in cui si insegni quanto è importante e quanto debba essere rispettato un bene pubblico a disposizione di tutti. In passato, quando c’era poco, la condivisione di un bene era alla base dei rapporti sociali: penso ad esempio ai forni di paese in cui si cuoceva il pane. Addirittura la proprietà privata veniva spesso condivisa: i giornali passavano di mano in mano, chi possedeva radio o tv ospitava amici e vicini meno abbienti. Oggi purtroppo la situazione è opposta e la condivisione ha lasciato spazio all’egoismo, inoltre con il fine di svendere pezzi di economia ai privati, si è demonizzata ogni forma di gestione pubblica. Questa cultura, che si è impregnata nelle menti delle persone, ha minato il rispetto per il patrimonio pubblico, il senso di comunità che ne deriva e il rispetto per le stesse istituzioni. Se oggi l’amministrazione non è  in grado di immaginare i campetti di S.Terenziano o di Gualdo come un’area gioco libera a disposizione della cittadinanza, piccoli parchi in cui poter correre, giocare, passeggiare, leggere o socializzare. Se la classe politica non prova ad insegnare il rispetto per un bene pubblico e pensa che per non farlo danneggiare sia necessario un guardiano e non l’educazione, probabilmente non è in grado nemmeno di insegnare alle future generazioni il rispetto per le Istituzioni che rappresentano, per se stesse, per gli altri e per il mondo nel quale viviamo.

Alessandro Placidi

Alessandro Placidi

Lavoro nella Pubblica Amministrazione come istruttore contabile dopo aver fatto per anni l'operaio metalmeccanico. Sono attivista sindacale della CGIL, amo fare sport all'aria aperta e viaggiare zaino in spalla; m'interessa la politica nazionale e locale. Non possiamo fare a meno di giudicare l'oggi per costruire il futuro: analizzare i fatti che accadono sotto casa nostra per inserirli nel contesto del mondo in cui viviamo può aiutarci a creare, anche in un "territorio disperso" come il nostro, una coscienza comune per costruire un mondo con meno disuguaglianze, razzismo, inquinamento e sfruttamento.

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