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Le piogge degli ultimi giorni non sono bastate ad attenuare la crisi idrica che pende come una spada di Damocle sul nostro Paese, soprattutto nel nord Italia già in secca, dal fiume Po al Lago di Garda.

Sono infatti di qualche giorno fa le immagini scattate sul Lago di Garda dove la secca ha permesso di raggiungere a piedi l’isola di San Biagio (provincia di Brescia) normalmente collegata alla terraferma con un battello. Si tratta di un’esperienza suggestiva per i molti visitatori, ma anche di un segno drammatico dell’emergenza idrica di questo inverno. La prolungata assenza di piogge e la scarsità delle precipitazioni nevose hanno portato il livello del Lago di Garda 50cm sotto la media stagionale.

Sulle Alpi si sono registrate il 53% in meno delle precipitazioni nevose rispetto al passato. Nel bacino del Po e nell’Appennino le piogge sono diminuite del 61%. E siamo solo all’inizio perché è tra qualche settimana che la situazione si farà ancora più critica, quando agli usi civili e industriali, già in sofferenza, si sommerà la domanda di acqua ad uso agricolo.

Gli scienziati hanno sviluppato dei modelli secondo cui per rientrare dall’emergenza idrica occorrerebbe un intero anno di precipitazioni “normali”, come le conoscevamo in passato. Ma il problema non è localizzato, è globale perciò è necessario intervenire per far sì che ciò che abbiamo a disposizione non vada sprecato, a iniziare dalla distribuzione e dalla rete idrica.

Ogni anno si perde il 40% dell’acqua trasportata perciò le imprese prevedono un piano di investimenti di 11 miliardi di cui 3 dedicati alla riparazione delle falle della rete idrica.

Mentre in 60 città italiane migliaia di persone hanno partecipato il 3 marzo al Fridays for Future, lo sciopero generale per il climate change, il primo Marzo si è riunita a Palazzo Chigi la cabina di regia della crisi idrica presieduta dal capo del Governo Meloni, con la partecipazione dei ministri competenti per argomento. Nel corso della riunione si è convenuto di affrontare la questione dell’emergenza idrica secondo queste linee guida:

  • l’istituzione a Palazzo Chigi di una Cabina di regia tra tutti i ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie;
  • lavorare a un provvedimento normativo urgente che contenga le necessarie semplificazioni e deroghe e accelerando i lavori essenziali per fronteggiare la siccità;
  • avviare una campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile della risorsa idrica (in Italia ogni abitante consuma in media 215 litri di acqua al giorno contro la media europea attestata a 125 litri);
  • individuare un Commissario straordinario con poteri esecutivi rispetto a quanto programmato dalla Cabina di regia.

Legambiente denuncia la necessità di una strategia idrica nazionale con interventi strutturali, che vanno dall’obbligo di recupero delle acque piovane e l’uso in agricoltura delle acque reflue depurate, alla ricarica controllata delle falde per far sì che le già scarse precipitazioni non scorrano velocemente e si perdano definitivamente in mare.

Ambientalisti e industriali concordano sulla necessità di riutilizzare le acque depurate, sull’aumento dei volumi di falda e sulla dissalazione (l’Italia infatti su questa procedura è ancora nelle retrovie: l’acqua del mare dissalata costituisce solo lo 0,1% delle fonti di approvvigionamento idrico in Italia, contro il 3% della Grecia e il 7% della Spagna), ma a quale costo, sia in termini energetici, che economici e non da ultimo ambientali?

Vi è la necessità allora di riesumare anche vecchi progetti, strutture strategiche, come i grandi invasi ad uso plurimo e invasi di piccole e medie dimensioni.

Vero è che “La grave siccità in corso – scrive Duccio Facchini – va approcciata affrontando le cause e non i sintomi (spiega il Centro italiano per la riqualificazione fluviale). Realizzare ulteriori bacini artificiali senza toccare lo sperpero idrico del modello agricolo intensivo è una strategia senza futuro, contraria alle strategie europee di tutela e ripristino della biodiversità”. Continua affermando che “Il luogo migliore dove stoccare l’acqua è la falda”[1].

Le idee e i progetti messi sul tavolo, quindi, sono vari, alcuni più realistici, e realizzabili, altri meno.

Mentre il Governo Meloni si muove per intervenire sull’emergenza, il Sindaco Valentini si compiace pubblicamente del fatto che nel 2022 a San Terenziano, frazione storicamente più critica del nostro Comune in tema idrico, non sia mancata l’acqua nemmeno un giorno. Per quanto sia stato indubbiamente garantito il servizio, non è stato di certo arginato il problema che proprio a San Terenziano è articolato e sfaccettato (abbiamo infatti più volte trattato l’argomento). Una barca che affonda, per quanto si cerchi di tappare le falle, affonda solo più lentamente. Ci auguriamo che dalla pioggia di soldi, annunciata dal Sindaco, che cadrà sul nostro Comune nei prossimi anni, sia considerato l’intervento sulla rete, così come messo in agenda a livello nazionale.

 

[1] “Perchè la costruzione di nuovi invasi non è la soluzione alla crisi idrica” di Duccio Facchini (qui).

Sara Trionetti

Sara Trionetti

L’arte e la letteratura mi appassionano da sempre, perciò intraprendo studi classici. L’attaccamento all’Umbria si esprime in ambito accademico con tesi specialistiche legate al territorio, poi in ambito lavorativo, prestando servizio in molti musei della Regione, e infine come guida escursionistica e accompagnatore turistico. Con passione accompagno italiani e stranieri alla scoperta della storia, delle tradizioni, del buon cibo e della natura della mia amata Umbria. I tramonti mi commuovono, il panorama dalle vette delle montagne anche. Le mie giornate sono piene di ore di studio, escursioni con Foresta e sport. Sono cresciuta nel volontariato, attività che ho svolto con impegno e dedizione. Sono una di quelle persone che ha scelto di rimanere perché crede nelle potenzialità di questo territorio.

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