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A CURA DI MICHELA GRIGIONI

Le elezioni europee si stanno avvicinando e, come in Italia, anche in Ungheria ci si appresta alla scelta dei candidati che saranno i futuri eurodeputati del Parlamento europeo.

Si iniziano a vedere i primi segni della campagna elettorale per le imminenti elezioni europee. Nella città di Szeged, a sud dell’Ungheria, spuntano i primi gazebo dedicati alla propaganda per le elezioni del 6-9 giugno, in cui gli ungheresi saranno chiamati al voto. Durante una festa svolta in uno dei parchi della città per le celebrazioni della giornata del 1° maggio, piccoli gruppi sparsi tra la folla rappresentano i partiti di opposizione, mentre il gruppo più grande e che vanta il gazebo più spazioso, con un assetto quasi militaresco, è quello dei sostenitori di Fidesz – Federazione Giovani Democratici-Partito dell’Alleanza Civile, partito sostenuto dal premier Viktor Orbán. Nelle strade della città poi si possono notare alcuni manifesti, per lo più legati al partito della maggioranza di governo, che inveiscono contro Bruxelles additata di proporre come unici argomenti il cosiddetto “gender”, termine al quale fa meccanicamente ricorso anche la maggioranza di governo italiana, l’immigrazione e la guerra, altri temi cari alla destra di casa nostra. Uno di questi manifesti rappresenta proprio alcuni dei volti dell’opposizione intorno a Ursula von der Leyen, con uno slogan che recita “servi di Bruxelles”.

Foto: manifesto di propaganda elettorale a Szeged.

Foto: manifesto di propaganda elettorale a Szeged.

In un’intervista di Euronews all’esperto in materia elettorale Zoltan Toth, viene rivelato che la maggior parte degli strumenti per la campagna elettorale, tra cui media e cartelloni pubblicitari, appartiene ad aziende private vicine al partito Fidesz, ma che invece i media elettronici, quindi social media, sono più liberi in quanto pagati dal governo con denaro pubblico.

Nello stesso periodo in Ungheria si voterà anche per le elezioni comunali. Si tratta dunque di un periodo in cui i cittadini ungheresi hanno la possibilità di provare a cambiare il clima politico presente nel Paese, soprattutto dopo gli ultimi mesi, in cui il governo di Orbán e la sua compatta maggioranza stanno accusando i sempre più numerosi tentativi di rovesciamento. A favorire questo cambiamento sembra essere il nascente movimento fondato da un ex membro di Fidesz, Péter Magyar, avvocato, che in pochi mesi è riuscito a conquistare una consistente fetta dell’opposizione e sta man mano prendendo piede tra la popolazione che vuole finalmente un’alternativa a Fidesz e al primo ministro Orbán. Péter Magyar si schiera contro la corruzione che caratterizza l’attuale governo e ha iniziato la propria scalata nella scena politica dopo aver lasciato Fidesz e aver portato alla luce degli scandali governativi che coinvolgevano l’ex ministra della giustizia Judit Varga, nonché anche sua ex moglie. La nuova figura di Peter Magyar ha dunque conquistato terreno negli ultimi mesi, fino ad arrivare a una grande manifestazione in piazza Kossuth, davanti al Parlamento di Budapest il 6 aprile scorso, a cui migliaia di persone hanno deciso di prendere parte per dare un segnale di volontà di cambiamento e per dire basta al governo di Orbán. Magyar, infatti, si dice profondamente europeista, al contrario dell’attuale premier che dopo aver ricevuto le accuse di corruzione da parte dell’avvocato ha scatenato la sua macchina propagandistica contro lo stesso.

Tra gli altri elementi del governo attuale che vengono criticati non solo da Magyar ma anche da altri partiti di opposizione, troviamo ad esempio l’istruzione, il quale Ministero è stato chiuso e accorpato al Ministero degli Interni, ora guidato da un ex ufficiale della polizia; da diverso tempo la popolazione richiede una riforma che garantisca la libertà dell’istruzione, un ministero indipendente e un generale aumento dei salari per i docenti, i quali temono un sempre maggiore calo di interesse da parte dei giovani nei confronti di questa professione e dunque un conseguente impoverimento culturale. Un altro aspetto che viene contestato al governo attuale è quello della giustizia che, come abbiamo potuto notare anche con il caso della nostra connazionale Ilaria Salis, spesso va in contrasto con le basi dei diritti umani. Diritti che vengono messi in crisi anche in altri ambiti, basti pensare alla comunità LGBTQIA+ o all’aborto; in quest’ultimo caso dopo la messa in vigore di una legge richiesta dalla vicepresidente della Camera e candidata alle europee Dóra Dúró, le donne che decidono di prendere la strada dell’interruzione di gravidanza sono prima obbligate ad ascoltare il battito del cuore del feto.

La rapida ascesa di Péter Magyar ha portato dunque alla fondazione di un partito, chiamato Tisza che, secondo un recente sondaggio riportato dal sito di telecomunicazione Telex sarebbe arrivato al 24% tra gli elettori, percentuale più alta tra i partiti di opposizione. Lo stesso sondaggio vede però il Fidesz al 46%. Di nuovo l’esperto Zoltan Toth afferma che l’opposizione ad oggi avrebbe poche speranze di vincere alle elezioni europee.

Comunque, secondo alcune interviste condotte tra gli ungheresi da Euronews in vista del voto, c’è chi afferma che sarebbe necessario doversi informare sui candidati; c’è chi pensa che molte persone non andranno a votare perché non si sentono coinvolte o perché non credono nel cambiamento. Tra i giovani c’è chi da un lato non si mostra interessato al tema ma c’è anche chi, d’altra parte, crede nei cambiamenti che stanno attraversando il Paese nell’ultimo periodo. Proprio loro vedono quindi nelle elezioni europee una possibilità di voltare pagina e trasformare l’Ungheria in un luogo più aperto e libero, in cui non si debba avere paura di esprimere sé stessi e le proprie idee e che si identifichi pienamente nei valori dell’Europa.

Il premier del governo ungherese dunque ritiene che il parlamento europeo debba cambiare rotta in quanto non è stato in grado di risolvere le numerose problematiche che hanno caratterizzato il territorio negli ultimi anni: incapacità soddisfare le richieste dei contadini in difficoltà, gestione fallimentare dell’immigrazione, sanzioni imposte alla Russia (Paese ancora considerato da Orbán un importante partner economico e quindi mai del tutto contestato) ma che non hanno avuto l’effetto sperato di fermare il conflitto ai danni dell’Ucraina.

Pertanto, con un primo ministro convinto che la leadership dell’Europa vada cambiata e un’opposizione che si sta consolidando sempre di più, l’Ungheria si avvicina alla data delle elezioni europee. Chissà se questo appuntamento costituirà per il Paese la possibilità di un nuovo inizio o l’ennesimo avanzamento di una destra sempre più estrema e antiprogressista.

Redazione

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Il Sadadì è un’esperienza che nasce per far luce sulle ombre che avvolgono le aree marginali di questa Italia piena di sgomento e di racconti a metà. Per aprire finestre sul legame tra le vicende dei grandi palazzi e le loro ripercussioni sulla galassia di piccoli paesi che li circonda. Il blog è aperto e le nostre bio sono in calce, perché chi ha il coraggio di dire, deve avere anche il coraggio di mettere la faccia di fianco alle proprie idee. Tutto è pronto, che il racconto abbia inizio.

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