La storia del disimpegno dalle recenti elezioni amministrative del gruppo consiliare Territorio comune, inizia nel dicembre 2022. E contrariamente a quanto si possa pensare non è fatta di personalismi, rivalità o desiderio di vendetta. Per lo meno non per quanto riguarda parte del “tavolo delle trattative” che a lungo ho rappresentato io personalmente. Si è trattato di una cosa più semplice: un diverso modo di vedere il mondo. E, di conseguenza, un diverso modo di voler immaginare e provare a costruire il futuro della nostra comunità. Circostanza che ad un certo punto ha reso inevitabile la scelta di una via diversa.
Se questo pezzo esce oggi, è soprattutto per un motivo: il profondo rispetto che io, ma non solo io per fortuna, provo e proviamo per tutti coloro che hanno deciso di mettere a disposizione le proprie vite per partecipare alla tornata elettorale. Quanto segue non mira in alcun modo a screditare nessuno fra coloro che hanno provato a mettersi in gioco per offrire un futuro diverso al nostro territorio. Persone che hanno la mia stima e il mio rispetto.
Riguarda invece tutte quelle parti, politiche o pseudo tali, che per mesi non hanno fatto altro che rispondere alla richiesta di lavorare sul coinvolgimento dei cittadini alla costruzione di un nuovo progetto politico, sottolineando che la sola priorità era recuperare il sostegno degli influenti e l’individuazione di candidati accattivanti. Millantando ruoli e mandati di rappresentanza da parte di collettivi quanto meno annacquati, se non palesemente inesistenti, pur di non fare l’unica cosa che, come ampiamente confermato dalle urne, realmente contava: costruire una proposta di futuro che i cittadini potessero sentire propria. Mostrare che la politica non è solo roba da assemblare ad hoc a poche settimane dalle elezioni, ma quello spazio dove le differenze possono arricchire, e la passione può farsi impegno. Volontario, non selezionato. Nemmeno fosse un talent, e in ogni caso, la caratura di molti “selezionatori” è quantomeno opinabile. E questa critica non risparmia neanche la controparte, che sicuramente è più abile a creare empatia con l’elettorato anche attraverso l’uso un po’ furbetto degli attestati di stima nei confronti di ex avversari politici, ma quanto al creare momenti di partecipazione non mi pare abbia manifestato particolare interesse.
Il risultato di questo approccio alla politica è emerso in tutta evidenza nei programmi elettorali, (guardateli qui se non lo avete fatto); insiemi di slogan senza un dettaglio sul come fare o quanto s’intende investire – parlo soprattutto all’amministrazione uscente che avrebbe avuto tutti gli strumenti per disegnare una visione più articolata. E nei comizi, dove al netto delle tante premesse di circostanza sul non voler attaccare gli altri, c’è stato un continuo botta e risposta in cui spesso i contenuti rimanevano abbondantemente sullo sfondo. Ma forse è giusto così, visto che il mantra è “io voto la persona”. La mia sensazione è che a furia di concentrarsi sulla persona da votare, sia rimasto un po’ troppo indietro un altro elemento piuttosto importante: per realizzare quale progetto politico io scelgo quella persona?
Io non mi sono fatto da parte perché devo lavorare – è chiaro che devo farlo e tanto – l’ho fatto perché al netto delle tante lusinghe ricevute da ambo le parti, non ho visto nessuno che fosse interessato a una politica fatta di coinvolgimento, capace di mettersi in gioco, invitare le persone a partecipare e provare a costruire un consenso fatto di idee e non di reti familiari. Basta con “loro ci votano”, “loro non ci votano”, io credo in un approccio diverso. Capace di congedarsi da un passato incancrenito su questioni che ormai sono preistoria, per lavorare seriamente alla costruzione di una comunità diversa. Incentrata su un punto chiave. La politica deve essere delle idee prima ancora che delle persone. E queste idee non si trovano al supermercato ma si costruiscono insieme tramite il confronto e la discussione. Tutto il resto è qualcosa che a me, a noi, non interessa perché non ci appartiene. A noi come ai tanti giovani che non è che si allontanano dalla politica; non ci si sono proprio mai avvicinati. Perché la vedono come qualcosa che non è per loro, mentre invece non c’è nulla di più proprio dei giovani che battersi per immaginare un futuro diverso. Ecco, se ha un senso impegnarsi in politica, io credo che oggi, soprattutto a Gualdo, debba essere per questo: creare le condizioni perché le persone che ci abitano comincino a sognare un futuro diverso dal lento abbandono allo spopolamento e all’invecchiamento. E c’è un motivo se in questa mega predica non vi scrivo come; quella è la parte che va costruita insieme.