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Forse non lo sapevate ma la nota enciclopedia Treccani, nel 2008, pubblicò un neologismo: bevagnizzazione. Questa è la definizione che potete ritrovare qui: “s. f. Il proporre come modello lo stile di vita elegante e al tempo stesso genuino, armonioso e sereno degli abitanti del comune umbro di Bevagna. Il «simbolo del vivere tranquillo», invece, è uno solo: il piccolo centro umbro di Bevagna”. A coniare il termine fu il sociologo Giuseppe De Rita che qualche anno prima elesse Bevagna a luogo ideale della semplicità della vita (Mariolina Iossa, Corriere della sera, 19 novembre 2004, p. 18, Cronache). Nella stessa pagina, la spiegazione del termine prosegue così: “Il weekend non va demonizzato. È un modo per conservare le radici, soprattutto in una terra di emigranti come la nostra. La domenica trascorsa nella seconda casa è spesso il modo per mantenere i contatti con il paese d’origine. Ed è un gran bene. Per esprimere questo concetto al Censis abbiamo coniato un neologismo: “Bevagnizzazione”, dal nome del Comune umbro di Bevagna. Il weekend in campagna, ai monti o al mare non è un modello importato dal consumismo americano, bensì un sano simbolo comunitario, l’emblema del nostro “vivere tranquillo”. (Giacomo Galeazzi, Stampa, 10 settembre 2007, p. 11, Cronache Italiane).

Nel nostro confinante borgo umbro quindi, venne individuato qualche anno fa un picco nazionale di eccellenza per la tranquillità e la piacevolezza del vivere, tanto da giungere a creare un termine, composto dal nome della località con aggiunta del suffisso -izzazione, che potesse racchiudere questo life-style che, capirete bene, è facilmente applicabile alla maggior parte dei borghi umbri.

Bevagna, così ricca di storia e di tradizione, dalle emergenze archeologiche di epoca romana ai grandi edifici di culto esempio di romanico umbro, fino ad arrivare allo splendido teatro ottocentesco, solo per accennare ad alcuni dei suoi tesori; “la più bella delle piazze minori d’Italia” così la definì Bernard Berenson secondo la testimonianza dell’attrice e scrittrice bevanate Elsa De’ Giorgi e raccolta dall’illustre Antonio Carlo Ponti.

Siamo onesti, non possiamo negare la bellezza di Bevagna, lo stupore che si prova ogni volta che si entra in Piazza Silvestri. Assieme ad altri borghi a lei affini, incarna perfettamente la nostra splendida regione: un armonioso groviglio di natura, arte, enogastronomia e attività all’aria aperta.

Questo vivere sereno e armonioso però può essere percepito in tre modi diversi e caratterizza chi lo vive e lo ricerca.

C’è chi lo anela. È colui che vive in città, spesso viene da Roma vista la sua vicinanza, e ricerca posti come questo, che l’Umbria può offrire, per ritagliarsi brevi spazi di tranquillità, lentezza, buon cibo, per potersi poi reimmergere nella quotidianità metropolitana fatta di traffico, caos e stress. Sono coloro che acquistano seconde case nei nostri centri storici, è il turismo del weekend, è il mordi-e-fuggi, è la breve vacanza, è la “gita fuori porta”.

C’è chi lo eredita. Sono coloro che, nati altrove o emigrati, hanno genitori o nonni originari dell’Umbria e vi mantengono le storiche case di famiglia. Continuano a sentire questo legame con la terra natia, vogliono mantenere il contatto sia per una questione di emotività, di affetto e di attaccamento, sia perché ne hanno necessità per gli stessi motivi degli anelatori.

Poi ci sono i locals, gli autoctoni, i residenti. Una popolazione sempre più anziana e sempre più in calo, che però continua a popolare le vie dei castelli e dei borghi, ultimi custodi di posti idilliaci. Tra di loro c’è anche la parte più giovane della popolazione che, in controtendenza, ha deciso di rimanere, di conservare e traghettare tradizioni, magari anche grazie alla creazione di businesses. Sarebbe impensabile non apprezzare il paesaggio attorno a noi, il retaggio, la storia che ci circonda o la qualità del cibo che, a differenza di molti altri italiani, abbiamo a disposizione quotidianamente. Ma viviamo quotidianamente anche le difficoltà del vivere in un’area rurale (come abbiamo più volte approfondito nei nostri pezzi): vie di comunicazione, trasporto pubblico, opportunità di lavoro, caro affitti, costo della vita, solo per accennarne alcuni.

In ambito turistico, ad esempio, la Regione punta molto, ormai da qualche anno, su questo tipo di proposta (talvolta però con decisioni in netto contrasto, leggi qui): Umbria cuore verde d’Italia che batte al ritmo lento della vita tranquilla e armoniosa, proponendo un turismo slow, anche per quanto riguarda il cibo e le proposte di visita, con l’intenzione di incrementare la permanenza media degli avventori. Si è parlato qui degli incentivi a favore del settore agricolo, storicamente uno dei principali nella nostra Regione, che negli ultimi tempi ha scosso le acque della politica europea. Ma se vogliamo veramente, e profondamente, incentivare il turismo in Umbria perseguendo la linea che giustamente è stata tracciata puntando sulle nostre peculiarità, sulle nostre eccellenze e su ciò che ci distingue, gli operatori di questo settore vanno incentivati. Va incentivato il professionismo, la programmazione, la progettazione consapevole di attività che vanno messe in rete e collegate anche a più livelli. Il tempo per l’improvvisazione, e per gli improvvisatori, è terminato. Fondi elargiti, calati dall’alto, scollegati da ciò che c’è intorno, sono soldi persi e non frutteranno niente.

E’ a questo che dobbiamo pensare tutti, è a questo che dovrebbe pensare la politica locale se vuole veramente fare la differenza, altrimenti quella tranquillità si trasformerà presto in silenzio assordante di strade e piazze vuote, piene solo di tanti bei ricordi.

Sara Trionetti

Sara Trionetti

L’arte e la letteratura mi appassionano da sempre, perciò intraprendo studi classici. L’attaccamento all’Umbria si esprime in ambito accademico con tesi specialistiche legate al territorio, poi in ambito lavorativo, prestando servizio in molti musei della Regione, e infine come guida escursionistica e accompagnatore turistico. Con passione accompagno italiani e stranieri alla scoperta della storia, delle tradizioni, del buon cibo e della natura della mia amata Umbria. I tramonti mi commuovono, il panorama dalle vette delle montagne anche. Le mie giornate sono piene di ore di studio, escursioni con Foresta e sport. Sono cresciuta nel volontariato, attività che ho svolto con impegno e dedizione. Sono una di quelle persone che ha scelto di rimanere perché crede nelle potenzialità di questo territorio.

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