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Il piano industriale è quel documento programmatico redatto dalla dirigenza di un’azienda attraverso cui si definiscono gli obiettivi strategici e le modalità per raggiungerli. Enel s.p.a. il 19 Novembre alla City di Londra ha presentato il suo: incremento della redditività per gli azionisti da raggiungere proseguendo il processo d’internazionalizzazione e investendo nelle reti di distribuzioni e nelle rinnovabili. Oltre alla tiepida reazione dei grandi Broker il piano crea più di una perplessità anche ai semplici osservatori: è forte la sensazione che il colosso italiano della produzione e distribuzione dell’energia, di cui il ministero del tesoro detiene il 25% del capitale, si allontani sempre più dal nostro paese. La conferma del distacco dall’Italia di Enel si legge anche tra le righe dell’accordo siglato tra azienda e sindacati: accompagnamento alla pensione per seimila dipendenti con il contestuale inserimento di tremila giovani. La questione è spinosa e la paura di pungersi non la fa affrontare: il costo dell’energia elettrica per le piccole e medie imprese, il tessuto portante del sistema produttivo italiano e umbro,è superiore del trenta per cento rispetto alla media europea, per riacquisire competitività si potrebbe partire da qui invece di tagliare diritti e salari dei lavoratori. Anche in Umbria e a Gualdo Cattaneo la questione dovrebbe essere prioritaria visto le imminenti chiusure delle centrali Enel ma tutto sembra scivolare nell’oblio e nell’immobilismo. La centrale termoelettrica di Ponte di Ferro, come ormai sappiamo da tempo, è tra i ventitré siti in dismissione. Il progetto futur-e,concorso d’idee che Enel ha istituito per discutere della riqualificazione dei siti in chiusura, stenta a decollare. Durante l’ultimo incontro del tavolo tecnico messo in piedi da Enel, Regione Umbria e comuni coinvolti, i rappresentanti della multinazionale non si sono nemmeno presentati. Un’assenza che non ha dato modo al sindaco Pensi di tastare il terreno sull’idea di riqualificazione dell’amministrazione Comunale messa in piedi in collaborazione con l’Università degli studi di Perugia: un sistema di accumulo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili affiancato a un centro di ricerca e formazione. Il rinvio del Tavolo inizia ad aprire più di un dubbio sulla volontà delle forze in campo di trovare un punto condiviso. La priorità resta il dialogo con Enel, bisogna inchiodare la multinazionale alle proprie responsabilità e fare del tutto perché investa nel nostro territorio, se ciò non fosse possibile bisogna vigilare ed evitare speculazioni.  Sappiamo bene che il piano dei rifiuti regionale non funziona, le discariche sono al collasso e presto inizierà la produzione di CSS anche in Umbria. Sappiamo bene che per qualcuno rifiuti ed energia vanno a braccetto.  Il timore che qualche malandrino, in extremis tiri fuori dal cassetto progetti di riconversione che prevedano l’utilizzo di combustibili “assimilati alle rinnovabili” è ancora vivo. Per ora è una semplice fantasia, però visto che ”a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” meglio tenere alta l’attenzione.

Alessandro Placidi

Alessandro Placidi

Lavoro nella Pubblica Amministrazione come istruttore contabile dopo aver fatto per anni l'operaio metalmeccanico. Sono attivista sindacale della CGIL, amo fare sport all'aria aperta e viaggiare zaino in spalla; m'interessa la politica nazionale e locale. Non possiamo fare a meno di giudicare l'oggi per costruire il futuro: analizzare i fatti che accadono sotto casa nostra per inserirli nel contesto del mondo in cui viviamo può aiutarci a creare, anche in un "territorio disperso" come il nostro, una coscienza comune per costruire un mondo con meno disuguaglianze, razzismo, inquinamento e sfruttamento.

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