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È giunta al culmine lo scorso 21 aprile, con la pubblicazione sui profili social dell’associazione Insieme per Domani, la vicenda che nel giro di pochi mesi ha visto il gruppo di ragazzi e volontari coordinato da Annarita Vitali lasciare la storica sede di Via Leosprini a Gualdo Cattaneo. Per fortuna, la situazione è stata tamponata velocemente grazie alla disponibilità della cooperativa spoletina Il cerchio, che ha messo a disposizione uno dei suoi locali nella struttura di Bastardo dove opera il centro diurno L’isola che c’è. Ciò che resta a Gualdo invece, è un edificio svuotato di mobilio in attesa di essere ristrutturato grazie ai fondi PNRR e il vuoto umano di un percorso d’integrazione bruscamente interrotto.

A ripercorrere la cronistoria dell’intera vicenda, che risale al protocollo d’intesa sottoscritto nel 2015 tra l’allora amministrazione Pensi e l’associazione Insieme per Domani, con l’intento di avviare una progettualità finalizzata a realizzare un “Dopo di noi” – ossia una struttura per gestire persone con disabilità al di fuori di un contesto familiare che per diversi motivi non è più in grado di occuparsene – ci ha pensato il vicesindaco Annibali, nonché assessore con delega ai servizi sociali, venerdì 28 aprile durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale.

All’ordine del giorno infatti, si rispondeva ad un’interrogazione presentata dal gruppo di minoranza Territorio Comune proprio in merito alla questione. Nello specifico, si chiedevano chiarimenti su come si fosse svolta la vicenda che ha portato al mancato rinnovo dell’usufrutto per i locali delle ex scuole elementari, e quale sarà il futuro che l’amministrazione ha deciso per quel posto. La risposta del vicesindaco – che è stata allegata agli atti del Consiglio quindi sarà pubblicata sull’albo pretorio insieme agli altri atti relativi alla seduta – parte proprio da quel maggio 2015 in cui fu sottoscritta un’intesa che ad oggi di fatto è impossibile da realizzare perché incompatibile con le leggi in vigore. Di seguito, infatti, è stata analizzata la legge varata nel 2016 dal governo Renzi – definita dalla Annibali come “una delle migliori sul panorama in materia” – che, a giudizio dell’assessore, renderebbe del tutto superata la formula della comunità alloggio come dopo di noi. Poi è arrivato il tradizionale momento di attacco politico alla passata amministrazione e solo nella parte finale c’è stata una parziale risposta a quanto chiesto. In questi passaggi, si è compreso che a parere dell’amministrazione, è stata l’associazione ad alzare immediatamente un muro nei confronti di quanto le veniva proposto, sia per l’ostilità di stampo politico che ha rinvenuto nell’operato della presidentessa, rea di aver fatto parte della lista che contendeva a Obiettivo Gualdo la guida del Comune e perciò accusata di strumentalizzare la propria posizione.

Quanto al progetto che seguirà, finanziato con fondi PNRR che porteranno a Gualdo Cattaneo un intervento del valore complessivo intorno ai 350.000€, l’assessore ha riportato con dovizia di particolari molti dei dettagli contenuti nella Misura del Piano dedicata all’abbattimento delle barriere che ostacolano la possibilità di una vita indipendente per le persone con disabilità. L’obiettivo dunque, è quello di realizzare un appartamento capace di ospitare sei persone che, grazie a percorsi dedicati e al supporto tecnologico fornito dalla domotica, consenta di dare una casa a persone disabili con appena 3 ore di assistenza giornaliera da parte di personale specializzato. 

A questo punto è doveroso premettere che il tema della disabilità è senz’altro uno dei più complessi da affrontare, a qualsiasi livello, sia esso giuridico, amministrativo o familiare. A partire dalla terminologia, sulla quale proviamo a fare un po’ di chiarezza:

  • Dopo di noi: forme di assistenza destinate a persone con gravi disabilità che non possono più contare sul sostegno dei familiari, con l’obiettivo di garantire la massima autonomia e indipendenza possibile;
  • Comunità alloggio: struttura socio-assistenziale residenziale a bassa intensità che ospita al massimo 20 ospiti;
  • Percorsi di autonomia per persone con disabilità: forme di servizi socio-sanitari comunitari e domiciliari alle persone con disabilità per garantirne l’autonomia.

Sulle sfumature che differenziano queste espressioni tecniche, si è giocata gran parte dell’incomprensione che ha portato tanto alla rottura fra l’associazione Insieme per Domani, quanto all’impossibilità per quest’ultima di accogliere con favore la strada intrapresa dalle istituzioni del comune.

Perché quanto verrà realizzato in via Leosprini appunto, è una struttura del terzo tipo, che sì, formalmente può riguardare anche casi di disabilità grave – quindi la maggior parte dei ragazzi dell’associazione – ma che dal punto di vista pratico sembra, almeno nel contesto specifico di Insieme per Domani, eccessivamente ottimista. Non tanto perché sia impensabile formare persone con disabilità gravi a percorsi di autonomia, ma perché pare sicuramente complesso farlo se questi hanno raggiunto un’età avanzata senza averne mai fatto esperienza prima.

Perciò ben vengano tutte le iniziative che offrono soluzioni a coloro che possono beneficiare di simili opportunità. Purché si chiarisca una volta per tutte di cosa stiamo parlando, perché al netto di un piano normativo molto aperto nelle definizioni, la sensazione che rimane, anche dopo la risposta fornita dall’assessore, è che non sia del tutto chiaro per quale grado di disabilità sia pensata quest’opera. Né tanto meno è stato specificato chi si farà carico dei costi extra fondi PNRR che coprono solo l’adeguamento della struttura, le utenze e il pagamento delle prestazioni di un operatore per 3 ore (nelle restanti 21 sarà solo il monitoraggio da remoto attraverso la domotica a garantire l’assistenza?). Tutto quello che risponde alla gestione ordinaria, come l’acquisto di cibo o le pulizie, da chi verrà finanziato?

Perché è sempre bello intercettare bandi che creano nuove opportunità, ma affinché queste siano reali, è altrettanto importante essere sicuri di poter mantenere vivi i progetti che si realizzano.

E anche in questa direzione c’è un’altra questione che rende difficile comprendere i dettagli del progetto: la totale assenza di documenti ufficiali al riguardo. Né l’albo pretorio del comune di Gualdo, né quello di Foligno (in quanto fulcro della zona sociale è il soggetto attuatore dell’investimento) sono stati pubblicati atti ufficiai che parlino dell’opera. 

Stando così le cose, è facilmente comprensibile il risentimento di un’associazione che vede interrompere 10 anni di lavoro sul territorio per fare spazio ad un progetto che, nella veste in cui è stato presentato, difficilmente potrà portare risposte ai propri iscritti. E queste posizioni, legittimamente e inevitabilmente divergenti, vanno spiegate con onestà. Il Comune e la zona sociale hanno avviato un percorso che va in direzione diversa dalle esigenze dell’associazione che gestiva quello spazio fino ad oggi. Nessuna dietrologia politica, solo un’incompatibilità pratica tra domanda e offerta. Questo, per i ragazzi residenti a Giano dell’Umbria, rischia di diventare anche normativa perché appartenenti ad una zona sociale diversa da quella in cui sarà la struttura ed è ancora da chiarire se sarà possibile anche per loro partecipare al bando per l’assegnazione dei posti disponibili una volta ultimati i lavori.

Al di là delle tante considerazioni di carattere tecnico-politico, ciò che sicuramente rimane è l’impossibilità per Insieme per Domani di continuare a svolgere la propria attività all’interno del Comune di Gualdo Cattaneo.

Ha senz’altro ragione il vicesindaco quando afferma che nel protocollo d’intesa del 2015 non era previsto il rinnovo tacito, però è altrettanto vero che nel Paese inventore del Decreto Milleproroghe, pare altrettanto difficile immaginare che non si potesse trovare una soluzione alternativa. Quantomeno fino al 2026, anno in cui sarà obbligatorio portare a termine gli interventi promessi.

Nel fuoco incrociato delle polemiche sollevate dalla maggioranza contro minoranza ed ex amministratori per le loro promesse non mantenute, a rimetterci sono stati i ragazzi. Gianni, Stefano, Simone, Elena e tutti gli altri, costretti a fare spazio ad altri progetti per dinamiche più grandi di loro. Perché è questo il paradosso più grande di tutti: loro che dovrebbero essere al centro di tanto ragionare, sono finiti nell’ombra, ancora una volta. La stessa dell’indifferenza dalla quale i sacrifici di Annarita e degli altri volontari li stanno aiutando ad uscire. Per loro oggi Gualdo Cattaneo poteva sicuramente fare di più.

Andrea Cimarelli

Andrea Cimarelli

Andrea Cimarelli è laureato in Filosofia all'Università degli Studi di Macerata. Coltiva, la terra per mestiere, l'amicizia per passione, se stesso per vocazione. Già redattore della rivista Ritiri Filosofici, osserva il mondo per comprenderlo e difenderlo. Collabora attivamente con l'hub Territorio e Ambiente della Rete di Civici Per l'Umbria. Favorevole a vaccini, matrimoni gay e 5g.

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