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Esempio di archeologia industriale, in un più che trentennale stato di abbandono, la Fornace di Bastardo e l’area ad essa annessa è ancora lì, immutata, sotto gli occhi di tutti. Nessuno che gridi “Il re è nudo!” anche se tutti da tempo lo vedono. L’Umbria, pressochè tutta deindustrializzata, ha molti capannoni abbandonati sparsi per i territori e molto spesso, come in questo caso, non messi in sicurezza. Situata all’inizio della frazione di Bastardo, nel Comune di Giano dell’Umbria, a qualche decina di metri dal confinante Comune di Gualdo Cattaneo, nello specifico a ridosso della frazione di Cavallara.

La storia della Fornace risale alla fine del XIX secolo quando si hanno le prime attestazioni. Nel 1929 l’ingegner Francesco Bruno acquistò la grande fabbrica e diede l’incarico all’architetto Tasca di realizzare il progetto di ammodernamento. L’ingegnere aveva già investito sul territorio dal 1918, quando era tornato dall’America, fondando una società di estrazione mineraria e ponendo in nuce quella che sarebbe stata la futura centrale di Bastardo. Nella Fornace giungeva una diramazione della ferrovia che trasportava la lignite alla Centrale di Bastardo che costruita nelle vicinanze, proprio dall’altra parte della strada. La lignite, che giungeva così alla Fornace, veniva impegnata come combustibile per la cottura dei laterizi. L’impianto in questione produceva 40.000 laterizi al giorno e occupava una superficie di 80.000 mq a cui si aggiungeva l’area della cava di 40.000 mq. La fabbrica rimase in funzione fino al 1955 e a seguito di un periodo di inattività, nel 1963 fu riavviata grazie all’intervento dell’Industria Tacconi (SILT) e continuò a lavorare fino alla definitiva chiusura avvenuta nel 1988. Sono cambiati i proprietari nel corso di questi decenni ma l’impianto resta ancora lì, ora più che mai sotto gli occhi di tutti grazie alla realizzazione della variante stradale che interessa la frazione di Bastardo e il risanamento della provinciale 451 che collega la frazione di Giano dell’Umbria a Spoleto. Un investimento a sette cifre quello della Regione, nato con l’intento di alleggerire il centro di Bastardo dal traffico pesante su gomma ma l’infrastruttura, che ha avuto una gestazione decennale, è stata realizzata quando ormai questa necessità era notevolmente calata. Ad ogni modo è servita a riqualificare un’area. Purtroppo però la Fornace e l’area intorno ad essa resta ancora lì, per nulla toccata da alcun tipo di lavoro. Oltre ad essere uno spazio non in sicurezza perché non recintata in tutto il suo perimetro, rendendola così facilmente raggiungibile e piedi o con mezzi, è da tempo utilizzata come stoccaggio di materiale e purtroppo come discarica abusiva. Per non parlare della fatiscente e pericolosa struttura composta anche da materiale Eternit da tempo dichiarato insalubre e altamente cancerogeno per l’uomo se esposto alle sue polveri. La pericolosità del luogo è stata più volte sottolineata nel tempo, anche da chi scrive, a seguito di incendi che si sono verificati negli anni. L’ultimo, e il più grave, è quello accaduto il 10 febbraio 2019, quando del materiale posto in un’area della struttura aveva preso fuoco, probabilmente per cause dolose, causando una grande nube di fumo nero che, a causa del vento, aveva invaso per ore la frazione di Cavallara rendendo l’aria irrespirabile. Ne è conseguito il divieto per settimane, a scopo precauzionale, di consumare vegetali nell’area interessata dalla contaminazione e l’ARPA ha più volte nei giorni a seguire esaminato l’area per scongiurare eventuali rischi idrogeologici. Due giorni dopo, il 12 febbraio, un nuovo rogo interessò del materiale esterno alla fabbrica richiedendo così un nuovo intervento dei Vigili del Fuoco di Spoleto e Foligno.

Si è parlato per anni, sotto varie forme e in varie occasioni, anche compiendo un’opera di convincimento dei cittadini, riguardo la “necessità” di unificare i due comuni di Giano dell’Umbria e di Gualdo Cattaneo sottolineando le notevoli opportunità che ne sarebbero conseguite da questa azione. Mai però è stato affrontato il tema Fornace che interessa entrambi i comuni, uno per competenza territoriale e l’altro essendone interessata una parte della sua popolazione che abita nelle vicinanze. In più di 30 anni nulla è stato fatto, nemmeno in occasione dei lavori di rifacimento e realizzazione della nuova bretella viaria.

Se nemmeno il fuoco è bastato, cosa può smuovere le coscienze degli intoccabili proprietari e degli indifferenti amministratori?

Sara Trionetti

Sara Trionetti

L’arte e la letteratura mi appassionano da sempre, perciò intraprendo studi classici. L’attaccamento all’Umbria si esprime in ambito accademico con tesi specialistiche legate al territorio, poi in ambito lavorativo, prestando servizio in molti musei della Regione, e infine come guida escursionistica e accompagnatore turistico. Con passione accompagno italiani e stranieri alla scoperta della storia, delle tradizioni, del buon cibo e della natura della mia amata Umbria. I tramonti mi commuovono, il panorama dalle vette delle montagne anche. Le mie giornate sono piene di ore di studio, escursioni con Foresta e sport. Sono cresciuta nel volontariato, attività che ho svolto con impegno e dedizione. Sono una di quelle persone che ha scelto di rimanere perché crede nelle potenzialità di questo territorio.

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