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Cosa vuol dire imparare la lingua italiana da straniero? Mi chiamo Michela Grigioni e attraverso la mia esperienza vorrei farvi comprendere quanto le competenze linguistiche di una persona straniera nel nostro Paese si leghino a tanti altri aspetti della vita dell’individuo. La nostra lingua viene studiata da persone di diverse origini e per i motivi più disparati. C’è il turista che vuole conoscere il nostro Paese interessandosi anche all’aspetto linguistico oppure studenti che vengono da diverse parti del mondo e che per motivi di studio si avvicinano all’italiano e alla nostra cultura, c’è chi invece ha deciso che dall’Italia aveva bisogno di andare via, ma che poi ha voluto continuare a tramandare lingua e tradizioni alle generazioni successive anche in una nuova realtà. E poi ci sono persone che si sono trasferite in Italia, che in questo luogo hanno deciso di ricostruire le proprie vite perché probabilmente nei loro Paesi di origine non vedevanopiù una prospettiva per sé e per la propria famiglia, riponendo fiducia e speranze proprio in Italia.

Ciò di cui mi occupo è proprio l’insegnamento della lingua italiana, nello specifico a persone che hanno deciso di costruire il proprio futuro a chilometri e chilometri di distanza dalla propria casa. È la lingua ad essere lo strumento fondamentale per tutte quelle persone immigrate, provenienti da Paesi con abitudini, lingue e tradizioni diverse tra loro, che si apprestano a riprendere in mano la loro vita, ma in un ambiente che spesso non rispecchia quello della loro casa natia. Nonostante l’Italia abbia una storia di minoranze linguistiche abbastanza variegata, che a partire dalla seconda metà del XX secolo sono state promosse e tutelate nelle diverse regioni, spesso invece le nuove minoranze linguistiche legate alla più recente immigrazione vengono trascurate. Di conseguenza chi ha deciso di arrivare in Italia si trova molto spesso di fronte a una burocrazia che non agevola per niente chi non parla una parola di italiano. È per questo motivo che, soprattutto in Italia, l’apprendimento della lingua è fondamentale prima ancora di iniziare qualsiasi attività, perché deve diventare lo strumento di cui l’individuo si serve per crea coesione e partecipazione sociale che può essere ancora più valorizzante se si considerano i retroterra culturali di ciascun individuo.

La mia esperienza con questa professione è iniziata al CIDIS di Perugia, città nella quale ho completato i miei studi. Si tratta di una associazione senza fini di lucro che lavora a livello nazionale e europeo occupandosi dell’accoglienza di migranti; qui vengono forniti una serie di servizi che permettono agli immigrati di ricevere assistenza nel nuovo sistema sociale italiano e, in questo caso, perugino: aiutano all’inserimento scolastico e lavorativotramite una fitta rete di collaboratori e vengono messi a disposizione materiali informativi in diverse lingue. Oltre a questi servizi, il CIDIS fornisce diversi corsi di lingua accessibili a tutte e tutti i quali, a seconda del progetto che viene intrapreso, hanno una finalità specifica utile alla formazione del cittadino. Il corso a cui ho collaborato si occupava proprio di dare la possibilità ai partecipanti di imparare la lingua in funzione di ciò che si presenta quotidianamente nella vita di un cittadino italiano. L’insegnamento, quindi, portava l’attenzione sulla comprensione ecompilazione di documenti per molti dei bisogni alla base della vita di qualunque cittadino. Si affrontavano quindi situazioni che prevedevano il dover affittare una casa, comprare i beni necessarie pagare imposte, cercare lavoro, fare un colloquio e creare un curriculum vitae adatto alla ricerca di un impiego.

Nel corso delle lezioni ho avuto l’opportunità di conoscere persone con diverse storie più o meno complesse e tortuose alle spalle ma che avevano tutte un denominatore comune: voler iniziare una vita dignitosa in un nuovo Paese. Molti dei partecipanti venivano dal Bangladesh e si trovavano a Perugia anche da vari anni ma senza ancora conoscere in modo adeguato la lingua e soprattutto senza un lavoro stabile che gli dia delle garanzie e anzi spesso impegnati in pseudo lavori che li vedono ai semafori della città a vendere fazzoletti o rose, senza tutele o diritti. Un’altra situazione particolare l’ho invece riscontrata tra le donne che si trovavano a Perugia grazie al ricongiungimento familiare, possibilità che sarà ostacolata con la legge derivante dal decreto Cutro, di cui il Sadadì ha già parlato ed evidenziato le terribili conseguenze per chi usufruisce della protezione speciale(qui).

Nonostante queste ragazze siano arrivate per ritrovarsi con i propri mariti riunendo così le famiglie finiscono poi in una realtà che le vede completamente alienate dalla vita sociale, rimanendo in casa a badare ai figli in attesa che i mariti ritornino dal lavoro. Questa loro condizione portava anche nelle più intraprendenti ad avere forti difficoltà linguistiche, nonostante si trovassero in Italia anche da più di 5 anni.

Sono tante le storie con cui si può entrare in contatto in queste circostanze, diversi sono poi i destini di ciascuna persona. Questi e altri racconti di migrazione sembrano quasi dare ragione al nuovo governo che redarguisce i migranti, poiché dovrebbero assicurarsi dell’effettività di legami familiari per non incombere in rischi derivanti da spostamenti e difficoltà di integrazione. In realtà è proprio nella la scelta naturale delle persone di spostarsi e ricominciare la propria vita in un altro luogo che interviene il sostegno da parte del CIDIS e da altre associazioni simili che contrastano e contraddicono questo giudizio governativo completamente privo di umanità. Lo scopo di questi enti è quindi quello di garantire una completa integrazione dell’individuo, partendo dall’apprendimento della lingua fino ad arrivare all’inserimento nei meccanismi della società. Lo fanno servendosi delle opportunità locali e dall’aiuto di chiunque voglia partecipare e permettere il coinvolgimento anche di chi, come le persone immigrate, stanno cercando di imparare un mestiere oppure studiare per farlo, stanno cercando come qualunque essere umano di ricreare dei legami in un ambiente che non è più quello in cui sono nati.

Redazione

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Il Sadadì è un’esperienza che nasce per far luce sulle ombre che avvolgono le aree marginali di questa Italia piena di sgomento e di racconti a metà. Per aprire finestre sul legame tra le vicende dei grandi palazzi e le loro ripercussioni sulla galassia di piccoli paesi che li circonda. Il blog è aperto e le nostre bio sono in calce, perché chi ha il coraggio di dire, deve avere anche il coraggio di mettere la faccia di fianco alle proprie idee. Tutto è pronto, che il racconto abbia inizio.

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