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Le donne sono state protagoniste della nascita e della costruzione della nostra Repubblica, hanno ricoperto da sempre ruoli partecipativi, al pari degli uomini, nella vita politica e democratica del nostro Paese, nonostante se ne parli sempre meno. Hanno partecipato alla liberazione dal fascismo e nazismo, per la libertà e la democrazia. Hanno conquistato attraverso il loro impegno il diritto di voto e si sono mobilitate per convincere le cittadine ad esercitare questo loro diritto. Di quello che è stato il loro impegno, ve n’è traccia anche nella Carta costituzionale. Le donne hanno contribuito alla stesura della Costituzione, determinando anche il profondo cambiamento della nostra società, dei suoi costumi e dei valori, le sue condizioni di vita, le sue leggi. Queste, in particolare, sono state le protagoniste fondamentali del cambiamento successivo, quello che ha cercato di inverare i valori della nostra carta fondamentale. Grazie a questo lavoro si è potuto parlare di cambiamento, un cambiamento sociale, culturale e giuridico promosso dalle donne nel corso della vita repubblicana.

Ma c’è un filo rosso che attraversa quelle leggi e che inevitabilmente unisce quelle che sono state le battaglie di ieri con quelle che sono le battaglie di oggi, le nostre.

Perché, nonostante gli sforzi, in un mondo che tende ancora a mettere in discussione il ruolo delle donne sia dal punto di vista culturale, sociale che morale non possiamo assolutamente ritenerci soddisfatte. Quanto hanno dovuto lottare le donne per ottenere diritti, parità, equità sul lavoro, conciliazioni, asili nido, norme contro il delitto d’onore e la violenza e i femminicidi? Ma quanto ancora c’è da fare? Soprattutto se, fermandoci a riflettere bene, stiamo tornando indietro invece di andare avanti?

L’8 marzo ricorre la “giornata internazionale della donna” e come tutte le giornate internazionali lo scopo per cui queste sono state istituite è il ricordo. In questo caso per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne ma anche le discriminazioni di cui sono state e sono ancora oggetto nel mondo. Cosa rimane di di tutto questo discorso? Mimose, buoni propositi e tante belle frasi. Ma la verità su questa giornata è che con i buoni propositi e le mimose non ci facciamo assolutamente nulla se nel frattempo 118 donne sono state uccise, di cui 96 in ambito affettivo e familiare, 44.000 mamme hanno lasciato il lavoro lo scorso anno per la difficoltà nel conciliare vita privata e lavoro, solo il 6% delle donne trova occupazione dopo la maternità, l’occupazione femminile in Italia è l’ultima in Europa (55% a fronte del 69,3 dell’UE), ogni donna guadagna mediamente 8000 euro in meno rispetto a un uomo, di queste il 63 % sa di essere sottopagata, ma meno di quattro su dieci chiedono un aumento per paura di perdere il posto di lavoro.

131 anni per avere la parità di genere nel mondo.

Mentre la Francia inserisce il diritto all’aborto nella Costituzione, in Italia le donne che diritti hanno? In Italia vediamo tagliare fondi sui centri antiviolenza, sui consultori, le donne vengono incoraggiate a fare figli (come se questo possa essere l’unico fine nella vita di una donna per affermarsi in quanto tale) senza però garantire loro in primis la sicurezza di un posto di lavoro, le giuste misure di supporto quali gli asili nido, degli orari di lavoro più flessibili a fronte di una giusta retribuzione. Che poi “incoraggiate” sembra un eufemismo quando i movimenti cosiddetti “pro vita” vogliono costringere le donne ad ascoltare il battito del feto prima di abortire, un abuso, una violenza psicologica assolutamente non necessaria. Tutto ciò perché quei fondi vengono dirottati nella sciocca e riduttiva convinzione che il diritto all’autodeterminazione della donna elita il diritto di quello stesso corpo ad accogliere la maternità. Possiamo solo che guardare con grande ammirazione la Francia con la consapevolezza e la speranza che un giorno anche noi riusciremo a conquistare questo diritto. Ma dipenderà da noi, dalla nostra lotta, soprattutto nei confronti di tutti quelli che vanno a costituire un personale medico sanitario obiettore che ad oggi costituisce il principale ostacolo alla corretta applicazione della legge 194. Se l’obiezione di coscienza negli anni ‘70 poteva costituire l’ago della bilancia a oggi nel 2024 non possiamo più permetterci che svolga un ruolo così decisivo. Il corpo è il nostro e decidiamo noi e solamente da qui si deve partire. Tanto ci hanno donato i movimenti femministi di quegli anni ma non basta. Ha senso quindi parlare ancora di femminismo? Si, la resistenza delle donne deve ripartire e deve farlo dal trasfemminismo (1).

Come giovani, oggi, cosa vogliamo quindi?

Vogliamo un’istruzione accessibile senza pregiudizi di genere classe e razza,

Vogliamo camminare per strada senza paura,

Vogliamo l’introduzione di percorsi di educazione sessuale, affettiva e al consenso in tutte le scuole e nell’università, offrendo supporto a tutt3 tramite l’ampliamento degli sportelli antiviolenza,

Vogliamo che si investa nei consultori piuttosto che depotenziarli,

Vogliamo essere riconosciute, ascoltate e non limitate dal ruolo sociale che ci viene imposto,

Vogliamo lavorare a pari condizioni e dignità,

Vogliamo poter decidere se e quando diventare madri senza essere giudicate,

Questa è la nostra idea di femminile che si autodetermina dall’uomo.

Al nostro paese serve decostruire pezzo per pezzo la cultura machista e patriarcale e bisogna farlo partendo dalle scuole e dall’università.

 

LE LEGGI VOLUTE DALLE DONNE CHE HANNO CAMBIATO L’ITALIA (2)

1986 Legge Merlin – Vietate le case chiuse

In un Italia appena repubblicana la senatrice Lina Merlin presentò la legge che mirava ad abolire le case chiuse, luogo emblematico di potere maschile e segregazione femminile.

1970 Legge sul divorzio

Fu la legge che aprì la grande stagione dei diritti e del femminismo, seppure sottoposta a referendum abrogativo chiesto dai cattolici nel 1974 venne confermata con una maggioranza schiacciante. Con il divorzio cadeva il tabù del matrimonio e veniva stabilito un assegno per donne e figli.

1971 Legge per la tutela delle lavoratrici madri

Istituisce il divieto di licenziamento in maternità, l’assenza obbligatoria due mesi prima e tre mesi dopo il parto con una retribuzione pari all’80%, il congedo facoltativo di sei mesi nel primo anno di vita del figlio retribuito al 30% e il riposo per l’allattamento.

1975 Diritto di famiglia

Voluta fortemente da Nilde Iotti, Giglia Tedesco, Franca Falcucci e Maria Eletta Martini, cambia del tutto la struttura della famiglia, riconoscendo a moglie e marito completa parità nel matrimonio e nella tutela giuridica dei figli. Non esiste più il “capofamiglia” maschio.

1975 Legge sui consultori familiari

I consultori, strutture territoriali dedicate alla salute della donna e del bambino conteneva una definizione fondamentale: “procreazione responsabile” voleva dire che finalmente in Italia le donne potevano ricevere assistenza libera sulla contraccezione.

1978 Legge sull’aborto

L’approvazione della legge 194 è il punto d’approdo dell’iniziativa portata avanti durante gli anni ‘70 dai movimenti femminili e femministi per sradicare la piaga dell’aborto clandestino. Fu approvata con i voti dei partiti laici contro lo schieramento della DC e della destra.

1981 Abolito il delitto d’onore

La legge che ha rivoluzionato la cultura mettendo in crisi per la prima volta il patriarcato. Rapire una donna, violentarla e poi dirsi disposti a sposarla era infatti consentito dalla legge così come ucciderla se era venuta meno ai doveri di fedeltà coniugale. I c.d. “matrimonio riparatore” e “delitto d’onore”, cioè gli articoli 544 e 587 del Codice penale fino a quel momento ancora in vigore.

1996- lo stupro diventa reato contro la persona

La violenza sessuale diventa un reato contro la persona e non più contro la morale. Ci sono voluti decenni per questa legge la cui prima proposta del 1979 nacque dallo sdegno per il massacro del Circeo.

2000- il congedo esteso anche ai papà

Questa legge ha introdotto la novità dei congedi parentali per i padri nei giorni successivi al parto ed i congedi per i genitori di figli con disabilità e misure a sostegno della flessibilità di orari.

2019- Il “Codice rosso”

Inasprisce nettamente le pene per tutti i tipi di violenza e istituisce l’obbligo per il pubblico ministero di ascoltare la donna entro tre giorni dalla denuncia

 

 

 

(2). Alcune delle leggi che vengono riportate nell’opera a cura della fondazione Nilde Iotti, ” Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia”, aprile 2012 tipografia Iacobelli srl, Pavona di Albano Laziale (Roma)

Alessandra Fasulo Di Giacomo

Alessandra Fasulo Di Giacomo

Ho ventidue anni e sono una studentessa. Frequento il quarto anno di Giurisprudenza ma no, non per diventare avvocato (forse). Le mie passioni sono la montagna, il cibo, il vino, la musica e le conversazioni stimolanti. Grazie a "IlSadadí" ho riscoperto anche la passione per la scrittura e l'approfondimento di tematiche di attualità che rientrano nel mio campo di studi, temi che mi colpiscono e di cui, di conseguenza, sento il bisogno di parlare e di riproporvi (qui).

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