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Uno dei primi atti della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stato quello di cambiare il nome al Ministero dell’Istruzione aggiungendo il termine “merito”. Il continuo e retorico utilizzo di questa parola ci ha illuso di trovarci di fronte all’ennesimo spot a cui la Presidente del Consiglio ci sta abituando. Il disegno di legge presentato lo scorso settembre dal Ministro Valditara che riforma gli istituti tecnici e professionali, pone più di una perplessità e ci fa dedurre che invece si stia tentando di mettere veramente in atto il cambiamento culturale promesso. Innovazione che sa di restaurazione, una regressione dannosa e pericoloso del modello educativo su cui occorre vigilare e a cui dovremmo opporci.

I nuovi istituti tecnici e professionali dureranno quattro anni, le ore di alternanza scuola lavoro saranno aumentate, la formazione sarà incentrata sostanzialmente su materie tecniche/pratiche e sulle necessità momentanee delle aziende “confondendo l’istruzione con l’addestramento” come afferma la FC-CGIL [1] e, seguendo le tendenze produttive del territorio di appartenenza.

Al termine dei quattro anni previsti gli studenti accedono direttamente al biennio Its Academy, “l’università di Confindustria” pagata dal pubblico e che non decolla (15.000 € a studente il costo annuo a carico dello stato per 20.000 iscritti), ma a quanto sembra non alla vera carriera universitaria. Addirittura all’Its Academy si potrà accedere senza diploma di maturità ma semplicemente attraverso la certificazione INVALSI anche dopo quattro anni di percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) normati e gestiti dalle regioni. Ai tradizionali docenti saranno affiancate figure che arrivano direttamente dal mondo delle imprese: soggetti che insegneranno senza una formazione specifica (ad oggi basta una generica esperienza di tre anni in ambito lavorativo) e che entreranno all’interno del sistema scolastico con modalità di selezione e inquadramento tutto da definire.

Oltre ad avere un’istruzione piegata alle esigenze delle imprese che addestra lavoratori invece di formare cittadini consapevoli e critici, che guarda alla potenziale occupabilità invece di offrire una formazione generale, c’è il rischio a soli 14 anni di segnare il destino di una persona in maniera irreversibile incanalandola verso un lavoro manuale e precludendogli di fatto la possibilità di poter accedere ad un vero percorso universitario. Considerando che già siamo il paese che sforna meno laureati di tutti, l’equiparazione tra Istituti Tecnici e Professionali che in pratica la riforma attua e che mischia la formazione professionale e tecnica come se fosse la stessa cosa, rischia di far diminuire drasticamente (ad oggi il 35% degli alunni frequenta un istituto tecnico) le matricole all’università e di conseguenza i laureati. Aggiungo che il modello è fortemente classista perché è scontato che si iscriveranno a questi istituti soprattutto ragazzi che arrivano da famiglie e contesti economicamente e culturalmente più disagiati.

In questo disegno è sconvolgente la similitudine con la riforma della scuola descritta in un suo famoso libro dal sociologo Michaele Young, colui che ha coniato,  nella sua accezione negativa naturalmente, il termine meritocrazia.

Ecco che per riflettere sulla retorica della meritocrazia cara alla presidente Meloni oltre che sulla riforma del sistema scolastico consiglio la lettura di un classico della sociologia, il libro “L’AVVENTO DELLA MERITOCRAZIA – GLI UOMINI SONO TUTTI UGUALI? Di M. Young, Edizioni di Comunità pagine 231 Euro15. [2]

Il libro è un saggio distopico, un’opera di fanta-sociologia scritto nel 1958 che già allora ci metteva in guardia dai pericoli e dalle problematiche legate alla costruzione nell’immaginario collettivo del mito della meritocrazia e dall’organizzazione sociale che ne potrebbe conseguire.

L’autore attribuendo lo scritto ad un sociologo immaginario del 2033, anno in cui il Regno Unito è scosso da gravi disordini e sommosse, ci racconta come in Inghilterra dal 1945 in poi sia nata la società della meritocrazia: un mondo in cui ogni ruolo di potere e comando è affidato alle persone più competenti, in cui le élite sono le persone più intellettualmente dotate e in cui la ricchezza e il prestigio che ne consegue è saldamente e “giustamente” in mano ai migliori.

L’avvento dell’Élite viene raccontato nella parte prima: nella società Inglese, spinti dalla concorrenza straniera, si è compreso che per continuare ad emergere nella competizione internazionale sia necessario un nuovo modello di società; un mondo in cui si metta in discussione la monarchia, l’aristocrazia, la nobiltà di campagna e la stessa famiglia. Istituti la cui influenza conservatrice bloccano l’ascensore sociale e portano all’ereditarietà dello status in cui si nasce a prescindere dalle competenze e dalle capacità intellettive di ogni soggetto.

Scongiurando la minaccia delle forze socialiste che pur condividendo la necessità di abbattere il classismo e i privilegi, in una visione egualitaria di mondo avrebbero voluto istruire tutti i ragazzi a prescindere dalle loro capacità, viene messa in atto la riforma più fondamentale quella del sistema scolastico.

Fin da bambini, in base ai risultati ottenuti da test scientifici che misurano l’intelligenza, si viene avviati o verso la classe dirigente del paese con scuole che portano alle università e ai più alti ranghi di istruzione o a scuole tecniche le quali forgiano coloro che dovranno svolgere lavori di manovalanza. La netta separazione tra chi sarà destinato ai più alti livelli d’istruzione e chi a percorsi formativi orientati alla creazione di manodopera (scuole dei tecnici nel libro) sembra tanto somigliare alla nuova impostazione della scuola voluta dal Ministro Valditara e dalla Presidente Meloni.

La “decadenza delle classe inferiori” descritta nella seconda parte del libro ci fa capire quanto dietro questa nuova organizzazione della società che a prima vista può sedurre e apparire giusta, si celi una forma nuova di dominio e forti disuguaglianze; le classi subalterne segregate ed umiliate forse ancor più che nel passato cercheranno il riscatto perché, nei libri come nella realtà, l’ingiustizia mal si coniuga con il benessere e la pacifica convivenza.

“Le scuole non debbono essere vincolate alla struttura occupazionale, non debbono limitarsi a fornire individui idonei a svolgere le mansioni considerate importanti in un particolare momento, ma debbono dedicarsi ad incoraggiare lo sviluppo di tutte quelle qualità umane, siano o non siano del tipo richiesto da un mondo scientifico […]dovrebbero disporre di un numero di buoni insegnanti tale da consentire che tutti i ragazzi siano seguiti e stimolati individualmente. In tal modo essi potrebbero svilupparsi secondo il proprio ritmo fino a raggiungere il massimo delle loro possibilità.” M. YOUNG

 

 

[1] Riforma tecnici e professionali, Flc: «Un disastro annunciato» – Collettiva Meno scuola, più impresa – Collettiva Scuola, impresa e disciplina – Collettiva

[2] L’avvento della meritocrazia – Michael Young – Edizioni di Comunità (edizionidicomunita.it)

Alessandro Placidi

Alessandro Placidi

Lavoro nella Pubblica Amministrazione come istruttore contabile dopo aver fatto per anni l'operaio metalmeccanico. Sono attivista sindacale della CGIL, amo fare sport all'aria aperta e viaggiare zaino in spalla; m'interessa la politica nazionale e locale. Non possiamo fare a meno di giudicare l'oggi per costruire il futuro: analizzare i fatti che accadono sotto casa nostra per inserirli nel contesto del mondo in cui viviamo può aiutarci a creare, anche in un "territorio disperso" come il nostro, una coscienza comune per costruire un mondo con meno disuguaglianze, razzismo, inquinamento e sfruttamento.

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