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Sono passate poche settimane da quando Roberto Benigni apriva la 75° edizione del Festival di Sanremo con un monologo sulla nostra Costituzione. Ci ha ricordato l’oppressione e la violenza vissuta, l’obbligo di dover vivere con la paura di pensarla in maniera diversa, il sacrificio e l’auspicio che i nostri padri e le nostre madri costituenti hanno inserito nella carta affinché le generazioni future non dovessero rivivere ciò per cui si era tanto combattuto. “L’unica maniera di fare qualsiasi cosa per il futuro è avere il passato sempre presente e ricordarci che tutto ciò che abbiamo ci può venire tolto da un momento all’altro” – dice Benigni – “chi meglio di loro lo sapeva e, scrivendo la carta, è come se avessero scritto solo due parole ‘mai più’ e hanno fatto una scommessa: ce la possiamo fare tutti insieme, ci dobbiamo credere”. È straordinario sapere che si è liberi di manifestare il proprio pensiero, in un mondo in cui questo non sempre è possibile. L’articolo 21 ci ha liberato dall’obbligo di avere paura, mentre ancora in paesi molto vicini all’Italia vengono eliminati oppositori ed imprigionati tutti coloro che pensano liberamente.

I nostri costituenti hanno tracciato la strada scrivendo la Costituzione, ma lasciandoci l’arduo compito di rispettarla, di farla vivere, di attuarla e farla entrare in vigore tutti i giorni.

Eppure, dopo aver sentito queste parole, ci siamo ritrovati spettatori dei fatti accaduti a Firenze e del successivo silenzio degli esponenti del Governo e della presidente del Consiglio, i quali, ancora oggi, devono trovare il tempo per condannare gli eventi. Nell’eco di questo silenzio, le uniche voci di denuncia nei confronti della vicenda sono state la lettera della preside del liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze, Annalisa Savino e la manifestazione antifascista organizzata da Udu-Unione degli Universitari e Altrascuola Rete degli Studenti Medi.

Sappiamo di come, invece, repliche sulla lettera (a differenza del pestaggio) non si sono fatte attendere. Il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, l’ha definita una lettera del tutto impropria, ha accusato la preside di non essere competente nel lanciare messaggi di questo tipo e concludendo che, se quest’ultima avesse continuato, ci sarebbero state conseguenze. Ministro, è improprio se una preside rimarca il ruolo della scuola come argine alla violenza, alla prepotenza, ai totalitarismi o se lo fa al suo posto? Invece di correre ai ripari dei valori portanti della nostra società, come è possibile che il suo primo pensiero è stato quello di minacciare una dirigente che, invece, ha ricordato e difeso la Costituzione?

I veri protagonisti di questa vicenda sono stati  gli studenti, che ancora una volta si sono fatti portavoce dei valori costituzionali e sono stati i primi a schierarsi in loro difesa, per la solidarietà nei confronti degli studenti del Michelangelo, della preside del Da Vinci e contro le dichiarazioni di Valditara, organizzando una manifestazione a cui hanno preso parte più di 25mila persone. Si è scesi in piazza per “mandare un messaggio chiaro di condanna dei fatti accaduti “, dicono Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medi e per ribadire la natura antifascista della scuola e di tutti i luoghi del sapere, nella costruzione di una società più democratica, più giusta ed equa.

Alessandra Fasulo Di Giacomo

Alessandra Fasulo Di Giacomo

Ho ventidue anni e sono una studentessa. Frequento il quarto anno di Giurisprudenza ma no, non per diventare avvocato (forse). Le mie passioni sono la montagna, il cibo, il vino, la musica e le conversazioni stimolanti. Grazie a "IlSadadí" ho riscoperto anche la passione per la scrittura e l'approfondimento di tematiche di attualità che rientrano nel mio campo di studi, temi che mi colpiscono e di cui, di conseguenza, sento il bisogno di parlare e di riproporvi (qui).

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