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L’evoluzione normativa ha portato negli ultimi anni ad un controllo sempre più stringente dei conti degli enti locali, dal 1990 con la L.142 si è dato il via infatti ad un processo di autonomia istituzionale dei Comuni che si è ripercosso anche in ambito economico e finanziario. La creazione di un quadro organico di principi contabili vicini alle logiche aziendalistiche iniziato nel 1995, si è ampliato e compiuto prima con il Testo Unico degli Enti Locali, il D.lgs. 267/2000, e poi con il D.Lgs. 188/2011 e le successive modificazioni del 2014 in cui si stabiliscono regole contabili uniformi, piano dei conti integrato e schemi di bilancio comuni. II rigore negli accertamenti delle entrate e delle spese, l’introduzione del concetto di contabilità economico-patrimoniale, un bilancio di previsione più snello e leggibile insieme al controllo di gestione per la verifica dell’attuazione dei programmi sono in linea generale le principali innovazioni e gli adempimenti necessari per mettere in atto i principi sanciti dalla Costituzione.
Il pareggio del bilancio dello Stato dell’art.81, l’autonomia finanziaria degli Enti locali quali Comuni, Province, Città Metropolitane che ha come limite l’equilibrio dei bilanci e il rispetto dei vincoli Europei sancito dal Art. 114 della Carta oltre al rispetto del saldo non negativo tra entrate finali e spese finali stabilito dalla Legge Costituzionale 243.
Questo quadro normativo che può sembrare solamente un insieme di incombenze burocratiche è invece l’essenza di un’idea generale di gestione delle risorse: le entrate e le uscite non più come una mera operazione ragionieristica ma come la conseguenza dell’organizzazione e della programmazione.
Ecco dunque che per rispettare gli stringenti vincoli e per rispondere alle necessità delle comunità amministrate è necessario che la politica abbia le idee chiare su cosa volere e come ottenerlo.
Proprio cosi perché per poter contare veramente e non essere schiacciata dalle incombenze normative e dai vincoli finanziari ed incidere nelle scelte strategiche di un ente, la politica deve essere capace di programmare partendo da lontano: è infatti al momento della candidatura a Sindaco, con la presentazione del programma elettorale, che si sancisce il primo patto tra cittadini e istituzioni e il primo passo verso il corretto funzionamento di un ente. Non elenchi della spesa ma idee da poter concretamente mettere in atto. Una volta che le elezioni stabiliscono democraticamente quale sia per i cittadini la prospettiva migliore, le “linee programmatiche di inizio mandato” presentate dal Sindaco diventano il primo atto istituzionale in cui il Primo Cittadino e il Consiglio Comunale stabiliscono gli obiettivi da portare a termine durante il mandato. Le linee programmatiche verranno poi ampliate e meglio definite nel Documento Unico di Programmazione attraverso un’analisi strategica del contesto esterno all’ente (condizioni economiche generali, particolari e necessità del territorio) ed interne (capacità in termini di mezzi finanziari, di personale e organizzativi per poter svolgere i propri compiti istituzionali e raggiungere gli obiettivi prefissati). Attraverso il bilancio di previsione e il piano di gestione si stabilirà in concreto e in maniera particolareggiata come le risorse verranno reperite ed allocate. Attraverso le eventuali variazione di bilancio che dovessero rendersi necessarie durante la gestione annuale per rispettare gli equilibri economici, si ricalibrerà l’azione amministrativa sulla base degli errori di valutazioni fatti ma anche per nuove necessità e bisogni che dovessero nascere durante l’anno. Al termine delle fasi di programmazione e gestione, il controllo del rispetto dei vincoli richiesti dalla legge sancirà l’efficienza economica e contabile dell’azione amministrativa, efficienza che sarà soppesata dai cittadini nelle urne al termine del mandato: l’azione amministrativa dei politici valutata in relazione alla coerenza tra operato e programmi elettorali.
Da questa breve e sommaria spiegazione della logica che sta dietro al funzionamento economico e finanziario degli enti locali, si evince come il legislatore abbia posto due aspetti al centro delle norme: il rispetto dei vincoli economici che sono garantiti dall’operato degli uffici da una serie di adempimenti e di controlli interni ed esterni; la necessità per la politica di avere una programmazione chiara e definita su cosa fare e su come riuscirci.

Se l’apparato burocratico esiste ed è selezionato e formato per mandare avanti lo Stato sempre e comunque nell’interesse della Nazione, e se dal punto di vista contabile loro sono i garanti del buon funzionamento degli enti, i cittadini devono iniziare a domandarsi a pochi mesi dalle elezioni quanto partiti, movimenti civici che in questo periodo spuntano come funghi in autunno e chi si appresta a candidarsi a classe dirigente siano pronti veramente a questo ruolo e quale idee hanno in testa per il futuro.

Alessandro Placidi

Alessandro Placidi

Operaio metalmeccanico e attivista sindacale. Amo fare sport all'aria aperta e viaggiare zaino in spalla, m'interesso di politica nazionale e locale. Non possiamo fare a meno di giudicare l'oggi per costruire il futuro: analizzare i fatti che accadono sotto casa nostra per inserirli nel contesto del mondo in cui viviamo può aiutarci a creare, anche in un "territorio disperso" come il nostro, una coscienza comune per costruire un mondo con meno disuguaglianze, razzismo, inquinamento e sfruttamento.

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