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A CURA DI ALESSANDRA FASULO DI GIACOMO

Il 18 novembre in tutta Italia gli studenti di scuole e università sono scesi in piazza per gridare a gran voce che non c’è “nessun merito per questo Governo” il quale, già in poche settimane dal suo insediamento, ha reso evidente la sua idea di scuola e università che è elitaria, discriminatoria e assolutamente disinteressata all’effettivo status degli studenti, i quali senza un adeguato diritto allo studio, riconosciuto e garantito loro dalla Costituzione all’articolo 34, rischiano di essere esclusi dalla formazione universitaria.

Anche a Perugia la comunità studentesca e universitaria guidata dalle associazioni “Rete degli Studenti Medi”, “UDU- Unione degli Universitari “e “Link “ha manifestato per ribadire i temi che stanno infiammando questo autunno.

Il palazzo della nostra Regione, in realtà, aveva già assistito ad una manifestazione organizzata dall’Udu il 10 ottobre scorso sulla grave crisi abitativa che quest’anno si è abbattuta anche su Perugia, tra le tante altre città italiane. Più di 600 tra gli studenti dell’Università degli Studi di Perugia e dell’Università per Stranieri con difficoltà economiche non hanno avuto il posto letto Adisu, stanze nel centro storico introvabili, per non parlare degli affitti alle stelle, molti non hanno trovato un posto dove stare. La Regione sapeva dell’emergenza ma non ha fatto nulla per risolvere la situazione. A causa dei tagli e delle incurie della Regione, per la prima volta, gli studenti idonei al servizio abitativo non hanno trovato un alloggio. Gli uffici e il sistema informatico dell’Adisu hanno commesso numerosi errori (graduatorie sbagliate, e-mail non inviate ecc.) tutto ciò ha paralizzato il sistema. Tutti gli studenti delle magistrali Unistra sono stati esclusi dalla graduatoria nonostante fossero idonei, a causa di un grave errore d’ufficio.

Il diritto alla casa per gli studenti a Perugia non è più garantito.

La mattina successiva i rappresentanti dell’Udu, erano stati ascoltati dalla Regione mentre esponevano la situazione drammatica riportando anche le storie di alcuni studenti, che per poter seguire le lezioni dormivano in macchina o nelle aule studio aperte h24, non potendosi permettere di meglio. Sul tavolo emersero come soluzioni: lo stanziamento di 750.000 € per ulteriore integrazione fino a 1500€ della borsa di studio per gli studenti idonei non beneficiari, lo stanziamento di 600.000 € per la ricerca di nuovi posti letto e la riapertura in presenza dello sportello Adisu. Ma ciò è sufficiente? È piuttosto palese che le proposte messe sul tavolo abbiano rappresentato soltanto una soluzione tampone, mentre le richieste e le aspettative dei ragazzi erano misure a lungo termine.

In queste ultime settimane il malcontento è salito alle stelle. L’andamento delle nuove politiche a livello nazionale, che hanno delineato questa nuova idea di “scuola del merito” e allo stesso tempo accennano ad ulteriori tagli proprio al diritto allo studio, ha fatto sì che gli studenti, stufi nel vedersi privare di un diritto costituzionalmente riconosciuto siano scesi in piazza in tutte le regioni.

I temi che hanno acceso le piazze contro il Governo anche regionale, il quale come abbiamo già visto in Umbria, è complice nell’essere fortemente estraneo alle istanze dei giovani sono: i PCTO(Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento ex Alternanza Scuola-Lavoro), la mobilità (più corse sopratutto in orario notturno, a Perugia spostarsi dopo le 22 è impossibile) , la crisi abitativa (per gli universitari), la salute mentale(nonostante i continui disinvestimenti e la chiara intenzione delle istituzioni di destra di privatizzare la sanità gli studenti vogliono riappropriarsi dei loro spazi, quali ad esempio i consultori, che devono tornare ad essere uno spazio sicuro per tutti), l’ambiente e il diritto allo studio (inteso come tutte le misure in generale che servono ad aiutare le persone economicamente svantaggiate ad accedere alla formazione superiore e universitaria).

In particolare rispetto alla crisi abitativa, ancora oggi dal 10 non sono state adottate misure concrete. I fattori che influenzano questa problematica continuano ad essere: la carenza strutturale di case e la grande mancanza di investimenti strutturali nel diritto allo studio. Ciò ha portato circa la metà degli aventi diritto a posto letto a non esserne poi beneficiari, sono infatti ancora più di 300 gli studenti abbandonati dal diritto allo studio umbro. Nonostante gli sforzi dell’Udu, che portarono lo scorso ottobre la Regione a stanziare fondi per cercare nuovi alloggi e far partire un bonus affitti, ad oggi non è stato fatto altro. Nel frattempo, la situazione è rimasta allo stesso livello di gravità, anche la Camera del Lavoro di Perugia si è mossa, ospitando diversi studenti nella propria sede, per cercare di tamponare la situazione, molti di loro hanno rinunciato agli studi o si stanno appoggiando da amici o colleghi. La didattica a distanza non può più essere l’unica soluzione che viene proposta, c’è bisogno di investimenti strutturali da parte della Regione e del Comune.

C’è bisogno che la Regioni ascolti e si prenda cura delle istanze degli studenti di cui sono stati portavoce i ragazzi rappresentanti dell’Udu che hanno richiesto l’istituzione di un osservatorio cittadino e regionale per tenere sotto controllo la situazione degli immobili e delle case sfitti, il contributo affitti di 1500€ esteso a tutta la popolazione studentesca con ISEE sotto i 30000 € e la mobilità notturna che allargherebbe la ricerca degli alloggi anche in zone periferiche, andando a decongestionare quella che è la richiesta abitativa nel centro della città.

Mentre il Governo si riempie la bocca con l’abuso della parola “merito” e “meritocrazia” aggiunta addirittura al Ministero dell’Istruzione, la ministra all’Università Bernini ha presentato le linee guida programmatiche del Ministero per gli anni che verranno, le quali rappresentano tanti passi indietro e quindi sono tutto fuorché meritevoli.

Ci troviamo inoltre a pochi giorni dall’approvazione della nuova legge di bilancio discussa e approvata in Consiglio dei ministri, legge che vede stanziati 70 milioni di euro in favore delle scuole paritarie (il governo Draghi portò a 556 milioni il finanziamento alle scuole paritarie lasciando in sospeso 70 milioni di euro che adesso il governo Meloni “restituisce” portando l’intero finanziamento a 626 milioni di euro) nel frattempo l’istruzione pubblica continua a subire tagli. Tagli che non possono essere accettati passivamente.

Gli studenti non sono più disposti a scendere a compromessi sulla formazione, siamo ben lontani dalla logica meritocratica che emerge già dalle prime scelte di questo governo, a partire dalla rinomina di alcuni ministri. Il cosiddetto “mito del merito” è ben distante dall’idea degli studenti di istruzione. Non è possibile investire nei giovani e nella loro istruzione se la premessa è una retorica che acuisce le disuguaglianze e parla di merito senza tener conto delle condizioni di partenza di ognuno. Come sottolineato anche dagli studenti, il punto della critica non è il concetto di merito e di meritocrazia in generale, il problema che sorge è alla base. Questo principio sarebbe applicabile se tutti partissero dallo stesso punto. Purtroppo, però , la società è fondata sulle disuguaglianze e diventa quindi inaccettabile che la scuola in Italia non si concentri su chi sta peggio ma si concentri sul mandare avanti chi già sta meglio.

Non si dovrebbe parlare di una scuola del “merito” ma sarebbe meritevole una scuola realmente inclusiva, aperta e vicina alle necessità degli studenti, “merito” non è una parola che si può utilizzare in questa situazione, soprattutto dopo ciò che è stato affermato e ciò che è avvenuto alla Sapienza dove gli studenti sono stati manganellati mentre esercitavano un loro diritto.

In questa ottica vengono lasciati indietro molti per il profitto di pochi e si manganella invece di parlare di cultura, di renderla accessibile a tutti tramite un’istruzione libera.

Gratuità, diritto allo studio, edilizia universitaria, numero aperto, abolizione della quota premiale nel reparto dell’ffo (fondo per il finanziamento ordinario delle università): l’unica direzione da intraprendere è questa e la manifestazione del 18 novembre non è che l’inizio, la comunità studentesca è pronta ad opporsi a qualsiasi provvedimento dannoso verrà varato dalla neo ministra. Vogliamo studiare, vogliamo formarci e vogliamo che questo sia un diritto di tutti.

Redazione

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Il Sadadì è un’esperienza che nasce per far luce sulle ombre che avvolgono le aree marginali di questa Italia piena di sgomento e di racconti a metà. Per aprire finestre sul legame tra le vicende dei grandi palazzi e le loro ripercussioni sulla galassia di piccoli paesi che li circonda. Il blog è aperto e le nostre bio sono in calce, perché chi ha il coraggio di dire, deve avere anche il coraggio di mettere la faccia di fianco alle proprie idee. Tutto è pronto, che il racconto abbia inizio.

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