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Lo scorso martedì, durante i lavori del Consiglio Regionale dell’Umbria, c’è stata l’occasione per tornare a parlare di rifiuti e della strategia regionale per la loro gestione. Il consigliere Andrea Fora, eletto con la lista Patto Civico per l’Umbria, durante un Question Time ha chiesto chiarimenti all’ass. Morroni sulla gestione della fase transitoria del sistema di smaltimento regionale, in attesa del tanto annunciato inceneritore. Ad oggi infatti, l’unica certezza in attesa della realizzazione di questo piano da 171 M di €, pare essere quella di continuare ad ampliare le discariche per reggere l’urto almeno fino al 2028, data della prevista ultimazione dei lavori. Fatto confermato peraltro anche dalla risposta dell’Assessore, che pur dichiarandosi aperto a sottoporre a verifica tecnica ulteriori proposte, ha sostanzialmente confermato che per l’esecutivo regionale la questione è risolta così.

 

La vicenda di questo botta e risposta, di fatto non pare aggiungere nulla di nuovo a quanto già noto da mesi (già qui abbiamo affrontato la questione), e purtroppo è proprio questa la cosa peggiore. Sorvolando sul fatto che non più tardi del 23 dicembre 2019, l’Assemblea Legislativa a guida Tesei approvava il documento contenente le proprie linee programmatiche al cui interno si leggeva : «occorre dunque disincentivare in ogni modo il ricorso allo smaltimento in discarica o all’incenerimento che in presenza di un sistema di raccolta e riciclo efficiente sarebbe antieconomico in una realtà piccola come l’Umbria»; in questa Regione si continuano a proporre soluzioni vecchie per problemi che si evolvono. Perché se si può tranquillamente convenire con Fora quando afferma che la situazione emergenziale in cui ci troviamo ora è frutto di anni in cui si è preferito rimandare le scelte, è altrettanto vero che mettere in cantiere oggi, opere che rispondono a logiche attuali decenni fa, non sembra offrire quelle soluzioni strategiche di ampio respiro tanto attese da tutti. Anzi, sembra sottomettere la dimensione ordinaria della gestione dei rifiuti a una soluzione più utile nell’immediato che in prospettiva. Perché se oggi spendiamo tanti soldi per bruciare, è più che verosimile immaginare che non ce ne saranno tanti domani per realizzare impianti di riciclaggio, o peggio, che la cosa non sarà prioritaria in quanto la regione avrà già trovato il suo piano di gestione pluridecennale. Quindi continueremo ad esportare come rifiuto il materiale differenziato dai cittadini ad aziende che incassano in entrata per lo “smaltimento” e in uscita perché hanno prodotto materia seconda da reimmettere nel ciclo produttivo. Come si possa anche solo parlare di progetti di tariffazione puntuale quando la parte più ricca della gestione dei rifiuti viene demandata ad altri per puntare sull’incenerimento risulta piuttosto difficile. Anche perché, il piano regionale prevede anche un indennizzo tra 4 e 8 € per t di rifiuti bruciati da destinare ai comuni adiacenti l’area che ospiterà l’inceneritore (la cui portata prevista è di 130.000 t annue), mantenendo un livello di esborso tale da rendere non semplice trovare grandi vantaggi economici nella manovra. Se proprio si deve bruciare per gestire la fase emergenziale, sarebbe più sensato conferire CSS a strutture attrezzate per un periodo di tempo circoscritto in maniera inflessibile e nel frattempo progettare sistemi di riciclaggio adatti a trasformare gli scarti in risorse. Perché le dinamiche economiche sono chiare, solo generando nuovo valore si può sperare di alleggerire l’impatto sulle tasche dei cittadini per la gestione dei rifiuti.

 

E quando si parla di impatto economico, non si può dimenticare che solo negli ultimi due anni, l’incremento delle tariffe operato da VUS nel proprio ambito di competenza ha raggiunto il 10%, a parità di servizio (ne abbiamo parlato qui). Uno scenario che genera sempre più malcontento da parte dei cittadini che non riescono a capire il senso di aumenti senza prospettiva di crescita e continuano a maturare un profondo senso di sfiducia nelle istituzioni e nei servizi che forniscono. Situazione che in alcuni contesti, come quello del comune di Gualdo Cattaneo sono rese ancora più gravose dal piano di riscossione adottato dalla giunta, con una rateizzazione quadrimestrale consecutiva che da settembre a dicembre non lascia respiro. Il tutto, a fronte di una totale irreperibilità, anche per via istituzionale, del tanto declamato Nuovo Piano Industriale che dovrebbe portare Vus a investire oltre 100 milioni nei prossimi 10 anni per rilanciare il servizio e le strutture. Progetto che per quanto ambizioso, allo stato attuale delle cose, non lascia immaginare altra fonte di ricapitalizzazione se non le tasche dei cittadini che infatti vedono aumentare i propri costi. Inoltre, a precisa domanda in sede di Consiglio Comunale, tanto l’Assessore ai Lavori Pubblici quanto il Sindaco hanno risposto che una copia del piano non è presente all’interno degli uffici del Comune – che pure ne detiene una quota e quindi dovrebbe essere cosa più che legittima – né verrà conferita per via del segreto industriale che esporrebbe la compagnia alla concorrenza di competitors privati non soggetti ai medesimi vincoli di trasparenza. Per di più il Sindaco ha sottolineato che anche in sede di votazione del Piano, gli è stato possibile consultarlo in maniera molto sommaria e quanto riferito durante la presentazione è stato poco approfondito. Oltre che sulla legittimità di un simile comportamento da parte dell’ente, verrebbe da chiedersi allora su che base è stato espresso il voto favorevole da parte di tutti i membri dell’assemblea. 

 

Il tempo passa e la crisi rimane, anzi, si aggrava perché le soluzioni proposte come più efficienti e sostenibili finiscono solo per darci la sensazione di un continuo arrancare su temi che costituiscono la vera chiave di volta per cambiare. Perché infondo, come sosteneva il filosofo statunitense Thomas Kuhn, se un insieme di regole e concezioni culturali entra in crisi, è perché va superata, non salvata. Se non ora, quando?

 

Andrea Cimarelli

Andrea Cimarelli

Andrea Cimarelli è laureato in Filosofia all'Università degli Studi di Macerata. Coltiva, la terra per mestiere, l'amicizia per passione, se stesso per vocazione. Già redattore della rivista Ritiri Filosofici, osserva il mondo per comprenderlo e difenderlo. Collabora attivamente con l'hub Territorio e Ambiente della Rete di Civici Per l'Umbria. Favorevole a vaccini, matrimoni gay e 5g.

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