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La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Tempo fa avevamo già parlato di crisi abitativa (qui)e dopo poco abbiamo assistito alla protesta degli studenti non solo umbri ma di tutta la nazione con Ilaria Lamera, la prima studentessa che la scorsa primavera si accampò sotto le stelle davanti al Politecnico di Milano per protestare contro i prezzi troppo alti degli affitti.  Nel primo giorno di scuola in Lombardia sono tornate le tende in piazza Leonardo Da Vinci ma anche in Umbria siamo tornati a parlare di “emergenza abitativa”. Perché si, anche quest’anno gli alloggi Adisu non basteranno, le stanze in affitto sono introvabili e i prezzi sono schizzati alle stelle, così più di 400 studenti idonei non beneficiari si ritroveranno lasciati senza una casa, abbandonati dalla regione che hanno scelto per continuare il loro percorso formativo.

Lo scorso 21 settembre nella cornice della festa dell’Unità del Partito Democratico a Spello, si è a lungo discusso grazie all’ospite dei lavori, Nicola Zingaretti, di diritto allo studio. Potrebbe sembrare una scelta ripetitiva quella di tirare in ballo nuovamente un discorso già affrontato in precedenza quasi un anno fa, ma la realtà è che dopo tutto questo tempo la situazione è ancora quella di partenza. È stata dichiarata nuovamente l’emergenza per la crisi abitativa, ma possiamo davvero chiamarla così se si è stati a conoscenza della gravità della situazione per tutto questo tempo?

È stato calcolato che il costo medio di uno studente per una famiglia italiana quest’anno è più di 1200 euro, mentre il costo per mantenere un figlio all’università (varia a seconda delle città e dalle fasce di reddito) si aggira intorno ai 3.338 €. Sempre più ragazzi infatti sono costretti ad abbandonare gli studi, quindi, il diritto allo studio sancito dall’articolo 34 della nostra costituzione è davvero tutelato? Secondo diverse statistiche, sono 11,7 milioni gli italiani che non si sono mai iscritti ad un istituto di scuola superiore. Un dato veramente allarmante e che riguarda un maggior numero di uomini rispetto alle donne. In base ai dati Inapp il 41% (17,7 milioni) della popolazione tra i 18 e i 74 anni possiede solo la licenza media, a fronte degli 11 milioni di cittadini che non hanno proseguito gli studi dopo aver acquisito il diploma. Per quanto riguarda proprio l’università, il dato pubblicato sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito quest’anno segna il record di abbandoni al primo anno d’università. A questo punto ha davvero senso continuare a parlare o anche solo accennare al merito quando gli studenti non sono messi nelle stesse condizioni di poter studiare?

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Questo è il contenuto dell’articolo 3 della Costituzione che in realtà, sancisce esplicitamente che il compito della Repubblica è quello di eliminare le disuguaglianze, non di certo accentuarle.

Nel frattempo, cosa fa la Meloni? Si scaglia contro l’associazione studentesca Udu- Unione degli universitari. Quest’ultima è stata la prima a denunciare questa situazione e a richiedere più volte al governo una soluzione che non è mai giunta. Si sono però poi visti stanziare nei fondi del Pnrr, dei fondi per alloggi universitari (per la realizzazione di circa 7500 nuovi posti letto) che non sono mai arrivati e la situazione di irregolarità è stata segnalata più volte ma il ministero li ha ignorati. La premier, nel suo ultimo libro, nonché nella trasmissione “Porta a Porta” ha accusato gli universitari per aver denunciato in Europa il disastro Pnrr sui posti letto: ha infatti additato l’Udu e la Cgil di odiare gli italiani, accusandoli di aver lavorato contro l’Italia a causa della perdita dei 500 milioni della terza tranche del Pnrr. Un comportamento che avrebbe perfino “scioccato” la leader di Fratelli d’Italia. Nella lettera all’Unione Europea l’Udu denunciava semplicemente queste gravissime irregolarità.

Sono molti gli idonei non beneficiari di borse di studio e altri sussidi nelle regioni italiane ma non ci sono i fondi, soprattutto in regioni come Veneto e Abruzzo. In Umbria la situazione è leggermente migliore anche se tutt’ora mancano risposte e proposte per venire incontro agli studenti dimenticati. In questi giorni si attendono risposte non solo per la questione affitti ma anche per il rinnovo dell’abbonamento unico regionale, che l’anno scorso aveva permesso agli studenti di muoversi con 60 euro di abbonamento rispetto alle cifre esorbitanti a cui ammontano gli abbonamenti dei pullman attualmente (solo per la zona di Perugia, l’abbonamento è di circa 400 euro annuali). L’anno scorso sono stati sottoscritti più di 13000 abbonamenti grazie a questa proposta. Avevamo già sottolineato l’utilità di questo strumento di sviluppo come della mobilità notturna (attualmente attiva e gratuita dal 1° settembre al 2 dicembre 2023) che consentiva agli studenti più libertà di movimento, ai lavoratori notturni uno strumento di sicurezza in più e costituirebbe anche una possibile risorsa per decomprimere il centro abitativo di Perugia già ampiamento stracarico. Inoltre, uno studio dell’università di Perugia avrebbe calcolato, in questo anno di abbonamento, la netta diminuzione di emissioni di CO2 (è chiaro che le persone preferiscano i mezzi alle macchine quando se ne ha la possibilità).

A partire dal 25 settembre gli universitari stanno preparando azioni di protesta con le tende in almeno quindici città.  Il 26 settembre davanti al palazzo regionale alle 18:30 sarà il turno di Perugia. Il diritto allo studio va migliorato a tutti i costi. Forse non è chiaro. Con il diritto allo studio noi studenti non pretendiamo di arrivare alla laurea senza studio o sacrifici ma semplicemente che ci vengano forniti tutti gli strumenti necessari garantiti dalla carta affinché ci si possa arrivare qualunque sia la situazione di partenza, soprattutto nei casi in cui la situazione sia particolarmente svantaggiata. Come ha detto Zingaretti a proposito, forse la Meloni non ha chiara la differenza tra “diritto” e “favore”.

Zingaretti qui è stato molto chiaro, è giusto aprire una stagione di conflitto sociale perché le cose si conquistano e non si chiedono, anche perché la destra non le concederà mai (soprattutto perché va avanti con una logica feudale per cui dicono “ho vinto io faccio quello che mi pare come avete fatto voi” che diciamocelo come logica politica non è proprio così che funziona il gioco, l’articolo 34 fu scritto da Togliatti e Moro, due persone con due posizioni politiche ben diverse, eppure la convergenza e il dialogo tra idee ha contribuito alla realizzazione di un diritto di valenza costituzionale ). Ma il dialogo è improbabile perché non siamo in presenza di politiche che semplicemente non condividiamo ma di politiche di rimozione di diritti. Può sembrare esagerata come frase ma se ci pensiamo il famoso compito di “rimuovere gli ostacoli nella formazione dell’individuo” come lo stanno portando a termine? Minando il diritto allo studio? Rimuovendo il reddito di cittadinanza? La situazione lavorativa sempre più precaria? Il costo di vita che si alza sempre di più insieme alla famosa benzina (che in teoria doveva essere riportata a minimi storici appena il nuovo governo si sarebbe insediato)?

Le diseguaglianze crescono alla rimozione di un imperativo, quello costituzionale dell’articolo 3.

La vittoria di questa destra è un problema perché producono stacchi di discriminazione e non rispetto dei diritti fondamentali: l’attuazione della costituzione avviene nel ricordarla.

 

Alessandra Fasulo Di Giacomo

Alessandra Fasulo Di Giacomo

Ho ventidue anni e sono una studentessa. Frequento il quarto anno di Giurisprudenza ma no, non per diventare avvocato (forse). Le mie passioni sono la montagna, il cibo, il vino, la musica e le conversazioni stimolanti. Grazie a "IlSadadí" ho riscoperto anche la passione per la scrittura e l'approfondimento di tematiche di attualità che rientrano nel mio campo di studi, temi che mi colpiscono e di cui, di conseguenza, sento il bisogno di parlare e di riproporvi (qui).

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