Nell’epoca delle reti sociali, della comunicazione rapida e diretta che viaggia via internet, delle notizie in tempo reale c’è un mezzo del secolo scorso che riesce ancora ad essere efficace quando si parla di politica locale: l’affissione di un manifesto. Ne è prova la levata di scudi e i commenti stizziti di qualche amministratore e della “guardia pretoria social” del sindaco Valentini alla comparsa del manifesto a firma Pd dal titolo “IL MEDIOEVO GUALDESE”. Visto le reazioni questa iniziativa può essere motivo di riflessione per la minoranza consiliare poiché, a quasi tre anni dall’insediamento, del lavoro d’opposizione della lista civica Territorio Comune, poco è trapelato al di fuori del palazzo comunale.
Se può essere condivisa una valutazione complessivamente negativa dell’operato delle destre gualdesi alla prima prova di governo, sono quantomeno discutibili i temi oggetto della critica. Se attraverso il manifesto è stata fatta un minimo d’informazione e si è acceso un po’ di dibattito, gli argomenti utilizzati ci sembrano più demagogici che funzionali alla necessità di un territorio in lento declino.
L’abbandono nella sporcizia dei centri storici e dei cimiteri, i disservizi postali dell’ufficio di Gualdo Cattaneo, la mancanza di adeguati servizi bancari per l’area dell’altopiano, la mancanza di un postamat in un comune vasto come il nostro, l’incapacità di aprire un dibattito serio sull’ex centrale Enel sono tutte problematiche concrete e sentite dai cittadini. Denunciarle significa parlare alla pancia delle persone ma vorremmo ricordare che sono stati il leitmotiv della campagna elettorale della destra gualdese a testimonianza che erano problemi endemici anche ai tempi dell’amministrazione Pensi.
La colpa di Valentini e della sua squadra è stata quella di aver garantito in maniera un po’ arrogante che sarebbe bastata la loro presenza poiché il Comune per loro non era stato amministrato per risolvere i problemi. Alla prova di governo ciò non è accaduto, le cose che dovevano essere normali sono rimaste complesse da fare. La sensazione ora è che il Pd, stia imboccandola stessa strada contestando non tanto le scelte di fondo di quest’amministrazione, molte cose fatte o programmate sono le stesse del passato(iniziative sul turismo, servizi alla persona e piano opere pubbliche tanto per fare qualche esempio), ma le gambe su cui quelle idee camminano.
A farla da padrona nel dibattito acceso dal Pd, è la costruzione del nuovo plesso scolastico di Gualdo Capoluogo. Si vocifera di una raccolta firme messa in piedi simultaneamente alla comparsa del manifesto per tentare di fermare i lavori, un modo per alimentare alcuni dei mali mai sopiti del nostro territorio: il campanilismo e le divisioni. Questa visione provinciale può portare ad un effimero consenso elettorale nel breve periodo, ma non fermerà il lento declino del nostro comune. Berlinguer diceva che “nessuno si salva da solo”, e in un territorio come il nostro la necessità di unire le forze per affrontare collettivamente le sfide del futuro è ancor più impellente.
Se definire “margine del territorio”, il capoluogo è quantomeno ingeneroso, il tema su cui si sarebbe dovuto discutere era non tanto dove progettare la nuova scuola, l’estensione del nostro comune penalizza sempre qualcuno, ma se costruire ex novo o tentare il recupero della struttura esistente. Si denuncia giustamente l’impegno di una somma che peserà sulle tasche dei cittadini e, aggiungo io, condizionerà le scelte politiche delle future amministrazioni ma, lo si fa solamente per il luogo in cui è stata progettata come se, la stessa spesa potesse diventare magicamente sostenibile nell’asse viario del Puglia.
La discussione si sarebbe potuta aprire sulla scelta di mantenere i due poli scolastici perché, la domanda che potevamo porci ma che, per fini elettorali nessuno oserà mai fare è, per quanto tempo con il continuo decremento delle nascite e lo spopolamento saranno sostenibili nel nostro comune due strutture scolastiche. La stessa questione se la doveva porre l’amministrazione Pensi quando ristrutturò l’asilo di Pomonte. Anche in quel caso fini elettorali e baronie locali hanno avuto la meglio lasciando poche alternative oggi all’imminente chiusura di una struttura nuova ma con classi che contano nei fatti poche unità. Parlo al passato perché questi ragionamenti andavano fatti due anni fa. Il Pd non può svegliarsi dal letargo e fare finta che con 91.762,00€ già spesi per progettazioni e lavori preliminari, procedure di gara già espletate fermarsi sarebbe possibile. Ecco quindi che oggi il dibattito dovrebbe riguardare la visione d’insieme, che idee e progetti ci sono per le aree che non saranno più utilizzate come scuole (struttura di via Leosprini, via Del Monte, Pomonte) ma soprattutto quali servizi e quale “modello d’istruzione” pianificare nel nuovo istituto. Lavorare per portare il tempo pieno nel nostro comune, potenziare e pensare la futura biblioteca scolastica come luogo d’aggregazione aperto alla cittadinanza, organizzare attività ricreative o culturali pomeridiane, pianificare attività sportive per gli studenti, aprire un asilo nido pubblico funzionale alle necessità dei genitori lavoratori.
Ecco dunque che se il Pd vuole rilanciarsi e tornare ad essere credibile dovrebbe alzare un po’ il tiro partendo da temi generali come ispirazione per l’azione di un futuro governo locale. Parlare delle questioni del lavoro e dei diritti partendo dalle politiche industriali e di sviluppo, rilanciare temi ambientali e di sviluppo sostenibile del territorio, bloccare la privatizzazione dei servizi pubblici, ampliare l’assistenza sociale e sanitaria, rilanciare politiche fiscali che tentino di ridistribuire la ricchezza fino ad arrivare al tema della pace partendo dal rilancio della cultura e dell’istruzione. Noi nel nostro blog abbiamo provato a discutere di bilancio e pianificazione (qui, qui, qui, qui, qui, qui), abbiamo parlato di partecipazione e servizi pubblici (qui, qui, qui, qui), tutela del territorio e piano regolatore (qui, qui, qui), turismo e cultura (qui, qui, qui, qui), memoria storica e resistenza (qui, qui). Lo abbiamo fatto da osservatori e senza nessuna ambizione elettorale partendo dal presupposto che l’alternativa al sistema attuale e alla destra oltre che possibile è necessaria nel nostro territorio a partire dalle idee e non solo sostituendo le persone.